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Alberto Vigevani - 'In Cartusia Papie'

Data 01/12/2020       Categoria Articoli e pubblicazioni
Autore Admin

Alberto Vigevani - 'In Cartusia Papie'

Non ho mai avuto troppo rispetto del denaro – almeno da quando ne ho a sufficienza per i miei bisogni e affetti. Per questa ragione non potevo diventare un grande mercante, nonostante fossi stato sul punto di riuscirvi. E nemmeno nutrii mai un religioso rispetto per i libri, o forse per il possesso di alcuni, come non mi agitai mai troppo d’amour-passion (l’espressione è, credo, stendhaliana) per alcune donne che avrei desiderato.

Un appassionato di libri di alto livello fu senza dubbio, a meta del Novecento, Philip Hofer, curatore dei libri rari per la Harvard University Library che, miliardario, finanziava in parte, e fu anche colto studioso del libro illustrato dell’età barocca, su cui pubblicò un’opera importante. Ricordo un mattino ch’ero con lui seduto ad Amsterdam – a poca distanza dalla casa dell’indimenticabile Anna Frank – in uno dei bovindi de l’Hotel de l’Europe e sotto di noi, attraverso le grandi vetrate, vedevo l’incessante fluire dell’acqua che porta con sé schegge di luce e ombre di rami che ondeggiano a pelo, come accadeva, io ragazzo, sulla corrente del ?padre? Naviglio a Milano. Ma assai più del denaro o dei libri mi ha sempre fortemente attirato, nel profondo dell’animo e della mente, come la corrente del canale sotto di noi, quella della vita che non saprei definire se non come la vita stessa, l’esistenza, il suo flusso, e adesso, scomparsi amici e fratelli, nella mia solitudine che ancora a tratti rasserenano figli e nipoti, è ancora la vita ad interessarmi. E quel libro che con tanta annosa insistenza Hofer voleva, facendomi una corte assai stretta, mi portava a pensare, come penso ancor oggi e in misura maggiore, che il denaro ha scarso potere su di me e che non sono stato un buon mercante.

Ma il libro che voleva Hofer ha tutto quel che posso amare in un libro, a parte il testo (ma i testi che amo non hanno a che fare con la bibliofilia, ne l’Ecclesiaste ne le Pensées di Pascal, di cui del resto la prima edizione non è di grandissima rarita). La sua bellezza rinascimentale, ha già in sé i germi, così pretendeva Hofer, del Barocco: è quella stessa della Certosa di Pavia, della sua facciata, creata con le sue sculture dall’Amadeo e dal Mantegazza, nella quale i monaci stabilirono una tipografia da cui si sa che uscirono solo cinque libri. Il libro di cui parlo, stampato nel 1562, due anni dopo quello in cui si rivelò finita nel suo splendore la facciata, tirato certamente in pochi esemplari come gli altri quattro, e impresso in caratteri gotici e illustrato da centinaia di xilografie che in parte raffigurano l’origine della Certosa e le fasi della sua costruzione; stampato in rosso e nero sulla pagina bianca, richiama anche i suoi colori.
Eccone il titolo e il colophon: ?Sermone et Homiliae in festivitatibus Sanctorum per anni circulum... In Cartusia Papie Monachorum cura. XXVI Aprilis, secundum exemplar a Cartusia magna datum?.

Alberto Vigevani
La febbre dei libri
Memorie di un libraio bibliofilo
Sellerio editore - Palermo




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