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Ricordo di Roberto Roversi

Data 01/12/2020       Categoria Articoli e pubblicazioni
Autore Admin

Ricordo di Roberto Roversi

“Sessantacinque anni di attività… trecentomila libri, duecentoventicinque cataloghi di oltre mille libri ciascuno”, l’intervista rilasciata da Roberto Roversi dopo la vendita dei suoi libri, quattro anni dopo la chiusura della Libreria Palmaverde, è il testo che ci restituisce in maniera più nitida la sua dimensione di libraio.

Quando l’ALAI organizzò il Congresso Mondiale dell''International League of Antiquarian Booksellers', nell’edizione 2010 di Artelibro, il primo tassello per la costruzione del Festival fu la proposta di un Convegno sulla figura di tre librai antiquari che avevano avuto un ruolo incisivo nella cultura del Novecento, Umberto Saba, Roberto Roversi e Alberto Vigevani.

Il Convegno, dal titolo “Lo scaffale incantato”, fu promosso dall’Istituto Gramsci e accompagnato da una mostra allestita nella sala dello Stabat Mater, all’Archiginnasio.

Il titolo era certamente il riflesso dell’atmosfera che si respirava alla Libreria Palmaverde.

Ci sono ambienti in cui i libri sono visibilmente felici, sanno di essere capitati tra buone, consapevoli mani, si ritengono fortunati e lo capiscono da un semplice sguardo o dal tocco leggero di chi li sfoglia e li sistema sui ripiani. E' in questi luoghi che ci si sente osservati da tante anime quando si cammina tra gli scaffali.

Sono sicuro che i trecentomila libri di Roberto Roversi siano stati felici e che ai molti di loro che sono stati costretti a partire, per naturali ragioni di bottega, sia rimasta la consolazione dell’apparizione sul catalogo o dell’essere stati bene indirizzati.

Tornando all’intervista del libraio Roberto Roversi “I libri non moriranno mai…”, c’è un passaggio su cui mi vorrei soffermare, è quando propone all’intervistatore di immaginarsi la biblioteca dell’Archiginnasio di notte, con i libri che si animano e litigano tra loro, si azzuffano per poi ricomporsi, prima che faccia giorno, per non farsi sorprendere dal bibliotecario.

Quasi come nello splendido racconto “The battle of the books” che Jonathan Swift pubblicò nel 1704. L’autore di Gulliver immaginava una battaglia tra i volumi classici, guidati da un’ape, e quelli moderni dell'epoca, condotti da un ragno, per conquistare gli scaffali più alti della biblioteca del Parnaso. Roversi non poteva dirlo, ma queste cose succedevano anche alla Palmaverde.

Una notte entrò in libreria e sorprese il paladino Orlando in mezzo alla stanza, non aveva fatto in tempo a rientrare nel suo volume. Il dialogo che ne seguì Roversi lo utilizzò per un testo che fu poi cantato da Lucio Dalla:

«Se tutti i monti fossero seminati a grano, se i cavalli in branco ritornassero al piano, volando tra erbe e fiori, io raccontando i miei amori avrei ancora vent’anni. Anser anser che va. Ma nevica sulla mia mano e il mio cavallo è ormai lontano, notte e nebbia negli occhi, il ferro sui miei ginocchi, arco e freccia non scocchi. Anser anser che va. Acqua di luce alla foce, con una corsa veloce, bagnami con un sorriso solo. Se i monti sono foreste e le strade nelle tempeste, io mi fermerò in volo. E potrò raccontare la mia vita passata e ti saprò aspettare. Anser anser che va».

 

Loris Rabiti




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