Classici Italiani
Il primo libro italiano di ostetricia - 1595-1596

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

Il primo libro italiano di ostetricia - 1595-1596

MERCURIO , Scipione Girolamo (1540-1616). La comare o ricoglitrice di Scipione Mercuri cittadino romano, medico della magnifica communità di Lendenara, divisa in tre libri. Venezia, Giovanni Battista Ciotti, 1595-1596.

 

PRIMA EDIZIONE della prima opera italiana di ostetricia.

Divisa in tre libri, essa tratta del travaglio, del parto naturale, del parto cesareo (che Mercurio eseguì personalmente su donne vive), delle malattie della partoriente e del neonato, dell’allattamento e dello svezzamento.

La comare andò incontro ad una ventina di edizioni, attraversando un secolo e mezzo di storia. Per tutto questo periodo rimase l’unico manuale di ostetricia in lingua italiana.

L’importanza di quest’opera risiede non tanto nei contenuti scientifici o terapeutici proposti, quanto piuttosto nel suo intento volgarizzatore. È un testo pensato per essere utilizzato non solo dai medici, ma anche, seppur in modo indiretto, dalle donne “ignoranti”, che l’autore reputa spesso più capaci dei medici. Per Mercurio la medicina non deve rimanere confinata agli specialisti, ma deve trasformarsi in uno strumento da diffondere al numero maggiore possibile di persone.

Ciò che di questo straordinario libro colpisce il lettore moderno sono quelle qualità umane e, nello stesso tempo, quelle conoscenze di prima mano, maturate nell’esperienza vissuta a fianco dei malati e delle partorienti, che così sovente difettano negli uomini del Cinquecento. Tutto ciò è unito ad una tale immediatezza e spontaneità espressiva da rendere questo testo una vera rarità nel panorama scientifico europeo dell’epoca. L’autore ci introduce non solo nell’ostetricia medica del tempo, ma anche nel mondo quotidiano, fra i lamenti delle donne e “l’arte” delle comari.

Persona inquieta, Scipione Mercurio studiò medicina dapprima a Bologna, dove ebbe per maestro Giulio Cesare Aranzi, poi a Padova, dove seguì l’insegnamento di Ercole di Sassonia. Entrato nell’Ordine dei frati predicatori nel convento milanese di Sant’Eustorgio, assunse il nome di Girolamo. La passione per la medicina lo spinse ad esercitare la professione a Milano, guadagnandosi fama di eccellente medico. Le invidie e le maldicenze dei colleghi, causate forse dall’incompatibilità fra abito e professione, lo costrinsero tuttavia ad abbandonare la città.

Uscito dall’ordine, iniziò a peregrinare per la penisola, sempre esercitando l’arte medica. Si stabilì dapprima a Peschiera, fu poi in Francia al seguito delle truppe di Girolamo di Lodron, quindi di nuovo a Peschiera, Padova e Civitavecchia. Si fermò infine in terra veneta in qualità di medico della comunità di Lendinara in Polesine, dove scrisse La Comare.

A Venezia nel 1603 pose fine alle sue peregrinazioni, facendo ritorno al chiostro. Avendo ottenuto la dispensa papale, poté continuare ad esercitare la professione. Nel 1603 pubblicò la sua ultima opera, Gli errori popolari d’Italia. Morì a Venezia o a Roma nel 1615.

 

Descrizione fisica. Tre parti in un volume in 4to di pp. (28), 99, (1) + pp. 126, 2 bianche +pp. 124. Marche tipografiche ai titoli. Con cinque vignette calcografiche di Francesco Valesio nella prima parte e numerose figure in legno nel testo.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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