Classici Italiani
Il canone bibliografico e stilistico degli umanisti - 1540

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

Il canone bibliografico e stilistico degli umanisti - 1540

DECEMBRIO, Angelo (1415-1467?). Politiae literariae… ad summum ponteficem Pium II. Libri septem, multijuga eruditione refertissimi, ante annos octoginta, plus minus scripta, et Rhomae in Bibliotheca Pontificis thesauri loco reconditi… Augusta, Heinrich Steyner, 12 gennaio 1540.

 

PRIMA EDIZIONE edita da Jacobus Philippus Batezius. Una seconda edizione (in 8vo) uscì a Basilea nel 1562 per le cure di Celio Agostino Curione. Il testo è altrimenti conosciuto solo attraverso il codice Vaticano Latino 1794 della seconda metà del Quattrocento, che presenta notevoli divergenze rispetto alle due edizioni a stampa. Questo codice, splendidamente miniato, è l’esemplare presentato dall’autore a papa Pio II, cui l’opera fu dedicata dopo la morte di Leonello d’Este, che ne era il primo dedicatario.

Il presente trattato, fondamentale contributo alla storia della cultura dell’umanesimo, è diviso in sette libri, ciascuno dei quali comprende a sua volta numerosi capitoli o partes, per un totale di centotré. Il prologo, posto all’inizio del libro primo, contiene la dedica e l’elogio di Pio II; ricorda come la parola Politia non riguardi la polis greca, ma lo scrivere polite; rievoca la figura di Leonello d’Este e, con lui, l’ambiente ferrarese dei vari Guarino Veronese, Carlo Nuvolone, Feltrino Boiardo, Tito Vespasiano Strozzi, ecc.; pone infine a modello dell’opera le Noctes Atticae di Gellio, l’Institutio oratoria di Quintiliano e le Elegantiae del Valla.

La Politia literaria, composta attorno alla metà del Quattrocento, espone il programma culturale del circolo letterario ferrarese facente capo a Guarino Veronese e al principe Leonello d’Este. Scritta in forma di dialogo fra gli amici del circolo che vogliono conoscere i criteri da seguire per formare le loro biblioteche personali, l’opera costituisce una delle prime formulazioni del canone bibliografico umanistico. L’autore, tramite Leonello, riferisce il canone guariniano della nuova cultura basata sulla riscoperta dei classici.

Il canone prevede infatti solo gli autori greco-latini, mentre le opere in volgare sono respinte, ammettendone la lettura soltanto nelle veglie delle sere d’inverno, a scopo di svago, per dilettare donne e ragazzi. Severo è il giudizio di Guarino su Dante, accusato di aver frainteso diversi passi dell’opera virgiliana.

Politia della biblioteca e politia dello stile sono due concetti pressoché equivalenti nell’accezione del Decembrio, dal momento che l’elemento unificatore del canone risiede nello stile degli autori scelti, siano essi storici, poeti o filosofi. Per questo gran parte del trattato affronta soprattutto aspetti linguistici, lessicali o stilistici.

Di notevole interesse sono poi i passi in cui Leonello esprime il suo punto di vista sull’arte e confronta il ruolo del pittore e quello del poeta. Dal trattato trapela un nuovo modo di intendere l’arte figurativa, non più considerata come un’arte meccanica, ma come un qualcosa che tende allo stesso fine del testo letterario.

Originario di Milano, Angelo Decembrio fu membro di una celebre famiglia di umanisti della corte viscontea, in cui spiccano le figure del padre Uberto e del fratello maggiore Pier Candido. Fu quest’ultimo ad avviarlo agli studi, prima a Milano alla scuola di Gasperino Barzizza, quindi a Ferrara, dove seguì le lezioni di medicina di Ugo Benzi e frequentò il circolo letterario di Guarino Veronese.

Laureatosi con ogni probabilità in medicina, Decembrio vagò per un certo periodo fra le corti di Milano, Napoli e Madrid. Fece quindi ritorno a Ferrara, dove entrò al servizio prima di Leonello, quindi di Borso d’Este. Nel 1467 fu chiamato a ricoprire presso l’università di Perugia la prima cattedra ufficiale di greco istituita in Italia. Non ci è dato comunque sapere se egli assunse effettivamente quell’incarico.

 

Descrizione fisica. Un volume in folio di cc. (6), CLXIII, (1). Frontespizio stampato in rosso e nero con al centro una grande vignetta in legno, opera di Hans Burckmair, che mostra un gruppo di studiosi intenti a leggere intorno ad un tavolo. Utilizzata per la prima volta nel 1519 per l’edizione di Augusta del Liber theoricae di Albucasis, in questa edizione alla figura si trovano aggiunti in rosso i nomi degli studiosi: Guarinus, Vegius, Aventinus, Gualengus, Decembrius e Pogius.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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