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Alberto Vigevani - Il tramonto del bibliofilo

Data 01/12/2020       Categoria Articoli e pubblicazioni
Autore Admin

Alberto Vigevani - Il tramonto del bibliofilo

Tra le biblioteche che ebbi la fortuna di comprare (e non furono molte, i libri apparsi nei cataloghi del Polifilo li acquistavo uno alla volta, in giro per il mondo o dalle mani di qualche bibliofilo spesso più informato di me o di mio fratello Enrico) non dimenticherò per parecchie ragioni quella segnalatami da Giacomo Cassini, figlio di un vecchio libraio che aveva bottega in campo XXII Marzo a Venezia.

Il proprietario era un funzionario statale, meridionale e assai colto, che, durante la lunga permanenza nella Serenissima, aveva preso una vera passione non soltanto per i libri che prediligeva come lettore, in prima o bella edizione, ma anche per quelli veneziani o in genere veneti. Copriva diligentemente i libri, se non erano in legatura d’epoca, con trasparenti carte oleate.

I suoi esemplari erano tutti perfetti e me ne innamorai, appena li vidi allineati in ordine nelle bacheche e negli scaffali a giorno del suo salotto. Non ho memoria così lucida da poterne elencare molti, dopo tanti anni. Ricordo prime edizioni di Verquelle, in tedesco, della Metamorfosi di Kafka e di Morte a Venezia di Thomas Mann. Ma, a parte i moderni – e ne aveva molti – una ricca serie di ‘raccolte’ veneziane, gratulatorie e procuratorie del Settecento, dalle pagine incorniciate di motivi decorativi che ricordavano i mobili e le cornici lignee dei Brustolon al museo Correr, insieme con altre rarità, illustrate dal Piazzetta o dai Tiepolo. Soprattutto memorialisti, dai Mémoires di Goldoni nella prima parigina, alle memorie di Gasparo Gozzi, alla prima stampa di quelle di Casanova fatta da Brockhaus e infine alle rarissime di Lorenzo Da Ponte che le stampò a New York: in tre volumetti, che trovai intatti, come uscirono. C’erano di Da Ponte, con le belle copertine di carta di Bassano, i libretti per Mozart: Le Nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte; nel vedere i frontespizi mi pareva che l’aria stormisse dei versi così famosi sulle celebri arie, ?Vorrei e non vorrei?, ?Il catalogo e questo?. I libri erano davvero tanti e avrei preferito scegliere soltanto i migliori. Anche il raffinato bibliofilo, restio già a venderli, non avrebbe voluto cederli tutti in una volta. Ogni poco si allontanava per qualche minuto, mentre, deliziato, pescavo altre rarità. Da qualche frase involontariamente udita, avvertii che lui si opponeva in tutti i modi ai tre figli, venuti prima a presentarsi, che lo spingevano a vendere tutto; non sapevo allora per quale ragione la famiglia avesse necessità di una cifra forte, poiché anche nell’arredo della casa spirava una sensibile agiatezza. Doveva arrendersi alla ferma volontà dei figli. Curiosamente, mi sentivo dalla sua parte e quasi arrossivo della mia, più bibliofilo che mercante. Alla fine trionfarono i figli, lasciando a lui appena i libri di lettura in edizioni correnti. Il padre non volle assistere alla conclusione della trattativa, mentre inutilmente dicevo che avrei dato loro tutto il tempo per decidere con il suo pieno assenso. Sarei tornato più volte a Venezia, se lo desideravano. Nel mio animo vinceva il padre (avevo anch’io quattro figli) e mi stringeva la compassione per il bibliofilo che non volle assistere all’esodo dei suoi tesori. Tesori che non sapevo come avrei fatto a trasportare a Milano.

Versai un anticipo e il giorno dopo saldai e dovetti subito ritirarli. Per fortuna avevo una presentazione del segretario di Raffaele Mattioli per il direttore della filiale di Venezia della Banca Commerciale, in campo XXII Marzo, poco lontano dal libraio Cassini. Sapevo che era figlio di Luigi Russo: Giuseppe detto Puccio, poi divenuto amico caro. E già fui accolto come un amico e affidato a un garbato tuttofare che mi procurò una decina di valigie di fibra per trasportare, prima su un barcone poi in ferrovia, i libri a Milano. Quando poi mi capitava di vedere un libro del raffinato bibliofilo che mi pareva di aver colpito al cuore (si chiamava Nicola M.) se ero a Venezia chiedevo di lui a Cassini che, dopo poco tempo, mi diede la triste notizia. M., gravemente malato, sottoposto a cure costose – questa la ragione dell’insistenza dei figli – era finito all’ospedale di San Niccolò al Lido.

E nonostante l’inguaribile male che lo divorava, continuava a fumare, finché una notte si addormentò con la sigaretta accesa e morì arso nel proprio letto.

Alberto Vigevani
La febbre dei libri
Memorie di un libraio bibliofilo
Sellerio editore - Palermo




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