[D’ANNUNZIO, Gabriele (1863-1938)DE AMBRIS, Alceste (1874-1934)]. La Reggenza Italiana del Carnaro. Disegno di un nuovo ordinamento dello Stato libero di Fiume. “Qui contra nos”. In Fiume d’Italia, XXVII Agosto 1920 (Tipografia Miriam).
PRIMA EDIZIONE, tirata in centodieci esemplari fuori commercio, del testo integrale della “Carta del Carnaro”, una costituzione visionaria che unisce le intuizioni sociologiche e politiche di D’Annunzio con lo spirito rivoluzionario di Alceste De Ambris.
Illustrata pubblicamente da D’Annunzio nel Teatro Fenice il 30 agosto, la modernissima carta repubblicana divenne costituzione fiumana. Essa fu redatta da De Ambris e da D’Annunzio nella speranza di estendere a tutta l’Italia quel movimento di chiara ispirazione social-rivoluzionaria e repubblicana che stava prendendo forma a Fiume.
Il nuovo statuto sanciva infatti una repubblica democratica decentralizzata, in cui l’attuazione delle leggi era affidata a sette rettori. Al vertice del sistema vi era la figura del comandante, che poteva assumere poteri dittatoriali solo nei casi di estremo pericolo. La “Carta del Carnaro” assegnava inoltre un ruolo dirigente alle organizzazioni sindacali (in questo venendo largamente copiata dalla “Carta del lavoro” fascista del 1927), estendeva il suffragio universale anche alle donne e introduceva il divorzio. Il testo integrale della nuova costituzione non fu riportato per ragioni di opportunità né sul “Bollettino del Comando di Fiume d’Italia” né sul giornale locale.
De Ambris aveva raggiunto D’Annunzio a Fiume nel gennaio del 1920. Quest’ultimo aveva occupato la città con i suoi mille “Legionari” il 12 settembre 1919 allo scopo di difenderne l’italianità e di assecondare il volere dei Fiumani, che avevano chiesto di essere annessi all’Italia. L’avventura terminò poco dopo. Con il Trattato di Rapallo del 20 novembre 1920 Fiume venne dichiarata città libera e il 26 dicembre dello stesso anno il governo italiano costrinse i D’annunziani a sgomberare con la forza.
Gabriele D’Annunzio, originario di Pescara, dimostrò una precocissima attitudine per la letteratura e per la promozione della propria figura. Nel 1879 pubblicò a spese del padre la sua prima opera, Primo vere, una raccolta di poesie che ebbe un discreto successo, grazie anche all’espediente escogitato dallo stesso D’Annunzio di diffondere la falsa notizia della propria morte.
Dopo gli studi liceali, nel 1881 si trasferì a Roma, godendo già di una certa notorietà. Vi rimase per dieci anni, scrivendo ricercati resoconti giornalistici e pubblicando nel 1889 il suo primo romanzo, Il piacere, il cui protagonista conduce una vita appariscente e lussuosa molto simile a quella dell’autore.
Successivamente abitò a Napoli, dove compose i romanzi L’innocente e Il trionfo della morte e le liriche del Poema paradisiaco. Nel 1897 si trasferì a Settignano nella villa “La Capponcina” per vivere accanto alla celebre attrice Eleonora Duse, con cui aveva una relazione. Nel 1904 ruppe con la Duse e pubblicò Il fuoco. Nel 1910, per sfuggire ai debiti, se ne andò in Francia, dove era già un personaggio noto grazie alla traduzione delle sue opere. Durante il soggiorno francese collaborò con musicisti del calibro di P. Mascagni e C. Débussy, componendo libretti d’opera.
Allo scoppio della prima guerra si arruolò come volontario, perdendo un occhio in un incidente aereo. Durante la convalescenza scrisse Notturno, poi pubblicato nel 1921. Nel 1918 prese parte alla famosa trasvolata su Vienna. Dopo l’esperienza fiumana si ritirò nella sua villa di Gardone Riviera, conosciuta come il Vittoriale degli Italiani, dove lavorò e visse fino alla morte. Nonostante l’apparente celebrazione del regime fascista, i rapporti tra D’Annunzio e Mussolini non furono mai veramente cordiali.
Descrizione fisica. Un volume in 16mo di pp. (72). Alle pagine (38) e (39) la parola “Repubblica” fu successivamente sostituita con “Reggenza”. Brossura editoriale stampata.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010