PASCOLI , Giovanni (1855-1912). Myricae. Livorno, Tipografia di Raffaele Giusti, 1891.
PRIMA EDIZIONE della prima raccolta poetica del Pascoli, stampata da Raffaele Giusti in una tiratura limitata di cento esemplari fuori commercio, di cui venticinque con copertina di diverso colore per le nozze Marcovigi-Gelmi. Essa comprende ventidue poesie, in parte apparse su “Vita Nuova” del 10 agosto 1890 e in vari opuscoli nuziali.
Nel 1892 lo stesso Giusti pubblicò e mise in commercio una seconda edizione aumentata di oltre cinquanta componimenti. Insieme ai Canti di Castelvecchio (Bologna, Zanichelli, 1903), Myricae, ristampate con aggiunte anche nel 1894, nel 1897 ed infine, in redazione definitiva, nel 1903, rappresentano meglio di ogni altra raccolta del Pascoli la così detta poetica del “fanciullino”.
Legata al decadentismo e al simbolismo europeo nella sua volontà di riscoperta del potenziale poetico delle cose semplici e quotidiane, essa si accompagna in Pascoli ad un gusto impressionistico, da bozzetto. La sua è una poesia di sofferta introspezione, di morbosa inquietudine, che nasconde un tentativo di evasione dalla violenza e dall’urgere della realtà e un desiderio di trovare rifugio nei luoghi domestici e più intimi, nelle campagne e nelle località più recondite.
Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna. La sua vita fu sconvolta in giovane età dalla morte del padre, amministratore di una tenuta agricola, che fu assassinato il 10 agosto del 1867. L’anno seguente morirono anche la madre e la sorella. Il piccolo Giovanni passò molti anni in collegio. A Rimini e Cesena, dove conseguì la maturità, si avvicinò alle idee socialiste ed anarchiche. Per aver partecipato ad una manifestazione in favore degli internazionalisti imolesi, nel 1879 venne arrestato e rimase in carcere per più di tre mesi. Dopo il rilascio terminò gli studi e iniziò la carriera di professore di greco e latino, dapprima a Matera, quindi a Massa ed infine, dal 1887, a Livorno.
Il suo giovanile spirito irredentista e rivoluzionario si trasformò con il tempo in un umanitarismo socialista, permeato di nazionalismo e favorevole al colonialismo.
Nel 1897 fu chiamato a insegnare letteratura latina a Messina. Dal 1902 al 1905 fu a Pisa, per poi passare a Bologna, dove assunse la cattedra di letteratura italiana che era stata del Carducci. Morì a Bologna nel 1912.
Tra le sue numerose raccolte poetiche ricordiamo Primi poemetti (1897), Poemi conviviali (1904), Odi e inni (1906) e Nuovi poemetti (1909).
Giovanni Pascoli merita un posto di rilievo anche nella storia della poesia latina, tanto che può essere considerato come l’ultimo grande poeta neolatino italiano.
Descrizione fisica. Un volume in 16mo di pp. (2), 49, (5). Brossura editoriale.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010