MELI, Giovanni (1740-1815). Poesie siciliane. Palermo, Interollo, 1814.
PRIMA EDIZIONE completa delle opere del Meli, uno dei più grandi poeti dialettali italiani.
Una prima raccolta in cinque volumetti, priva delle Favole morali, era apparsa a Palermo presso il Solli nel 1787.
La presente edizione comprende la Bucolica, la Lirica e le Poesie diverse, che traggono ispirazione da un vivo amore per la natura e per la vita dei campi; la Fata Galanti, che è la narrazione di un viaggio filosofico-allegorico compiuto dall’autore sotto la guida di una fata nei regni della “Farfantaria” e della “Bugia” alla ricerca di un tesoro nascosto sotto il fiume Oreto; il poema eroicomico Don Chisciotti e Sancii Panza, che dietro il recupero di alcuni episodi del poema cervantino intende essere, nello stesso tempo, celebrazione e satira delle riforme sociali illuministiche (Meli è al contempo l’idealista Don Chisciotte, che vorrebbe cambiare il mondo, e il concreto Sancio Panza, che giudica vani i tentativi utopistici dell’amico); infine le Poesie e favuli morali, in cui il poeta esprime i suoi ideali di fratellanza.
Nella struttura arcadica delle elegie e delle egloghe, Meli seppe esprimere con una sincerità ed un’intensità sconosciuta alla poesia pastorale di Paolo Rolli o di Aurelio Bertola il proprio amore per la natura e un desiderio nostalgico per una vita primitiva e sana. Il suo siciliano è una lingua colta, in cui egli traspone modi e termini propri dell’italiano letterario.
Giovanni Meli nacque a Palermo. Dopo la prima educazione ricevuta dai Gesuiti, studiò medicina, laureandosi nel 1764. Si accostò precocemente alle idee illuministiche dei filosofi francesi e ancora giovanissimo cominciò la sua attività letteraria. Per un certo periodo esercitò la professione a Cinisi. Tornato a Palermo, nel 1787 vi ottenne la cattedra di chimica. Fu membro dell’Accademia del Buon Gusto, dal 1761 di quella della Galante Conversazione e dal 1766 di quella delle Ereini. Nonostante il successo della sua poesia, che fu letta ed imitata da Foscolo, Leopardi e persino Goethe, Meli morì povero. Le sue ossa riposano in San Domenico, il Pantheon siciliano.
Descrizione fisica. Sette volumi in 8vo. Vol. I: pp. XVI, 218, 2 bianche; II: pp. 238, (2); III: pp. 244; IV: pp. 286; V: pp. 272; VI: pp. 288; VII: pp. 255, (1). Con il ritratto dell’autore inciso da F. Costanzo in antiporta del primo volume e 20 vignette e testatine nel testo (G. Patania e A. Di Bella).
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010