LEONARDO DA VINCI (1452-1519). Trattato della pittura. Parigi, Jacques Langlois, 1651.
PRIMA EDIZIONE di questo monumento della letteratura artistica, che è anche la prima opera di Leonardo mai pubblicata.
L’editore Raphael Trichet du Fresne la stampò contemporaneamente nell’originale italiano e in traduzione francese, accompagnandola con una Vita di Leonardo scritta di suo pugno e con i Tre libri della pittura e il Trattato della statua di Leon Battista Alberti nel classico volgarizzamento di Cosimo Bartoli.
Benché il noto antiquario e collezionista d’arte Cassiano dal Pozzo volesse da tempo pubblicare il trattato di Leonardo e avesse affidato al suo protégé Nicolas Poussin il compito di realizzare le illustrazioni per l’edizione a stampa, l’opera non vide la luce a Roma come programmato, ma solo a Parigi alcuni anni più tardi. Dal Pozzo diede infatti il manoscritto originale, contenente i disegni del Poussin, a Paul Fréart, Sieur de Chantelou, allora in viaggio per la penisola, che lo tradusse in francese e lo portò con sé in Francia, dopo aver convinto lo stesso Poussin, che fino ad allora aveva lavorato in Italia, a far ritorno al suo paese.
Il Trattato uscì quindi a Parigi nel 1651, in doppia edizione, con perfetto tempismo. L’Académie Royale de Peinture et Sculpture, fondata solo tra anni prima, era infatti alla ricerca di testi per l’insegnamento. L’opera di Leonardo, insieme a quelle dell’Alberti, fu quindi subito adottata dagli accademici, divenendo in questo modo uno dei testi fondativi della nascente scuola francese di pittura. Sottolineando il fatto che la vera conoscenza può basarsi esclusivamente sull’esperienza dei sensi, Leonardo fu il primo teorico a dimostrare l’importanza conoscitiva della pittura. Le nuove scoperte delle prospettiva e l’uso delle proporzioni ne avevano fatto a suo avviso una scienza matematica, degna di figurare tra le nobili discipline del Quadrivium. Come tutti gli altri testi raccolti nei manoscritti leonardeschi, anche il Trattato della pittura, cominciato a Milano intorno al 1485, fu scritto dall’autore per uso personale, con lo scopo di elaborare a livello teorico quelle ricerche sul colore, i riflessi e le ombre che negli stessi anni egli stava mettendo in pratica nei celebri ritratti eseguiti nella capitale del ducato sforzesco.
Questa prima edizione del Trattato fu soppiantata nel 1817 dall’edizione romana curata da Guglielmo Manzi, il quale per primo riprodusse il Codex Vaticanus Urbinas
1270, risalente ai primi del Cinquecento ed esemplato sugli originali dell’autore. Rispetto al manoscritto usato dal Du Fresne, il codice urbinate contiene infatti cinque nuovi libri e numerosi capitoli da inserire nei libri già editi in precedenza.
Leonardo da Vinci nacque ad Anchiano, vicino Vinci, il 15 aprile del 1452. Figlio illegittimo di ser Piero da Vinci, egli si trasferì a Firenze nei primi anni Sessanta e intorno al 1465 entrò a bottega di Andrea del Verrocchio. La sua iscrizione alla compagnia dei pittori risale al 1472, ma la sua partecipazione ai quadri usciti dalla scuola del maestro è rintracciabile già negli anni precedenti. Nel 1476 fu denunciato da un anonimo per sodomia, venendo assolto poco dopo. Grazie al padre, legato all’arte della mercanzia e ai Medici, a partire dal 1478 egli ottenne le sue prime committenze.
Nel 1482 Leonardo si trasferì a Milano, forse inviato dallo stesso Lorenzo de’ Medici all’alleato Ludovico il Moro per ragioni politiche e militari. Egli fu accolto infatti nel ducato sforzesco più per le sue conoscenze ingegneristiche che per le sue capacità artistiche, poste inizialmente in secondo piano. Oltre al colossale monumento equestre a Francesco Sforza rimasto incompiuto e distrutto dalle truppe francesi, a Milano Leonardo realizzò i celebri quadri della Vergine delle rocce (oggi al Louvre), il ritratto di Cecilia Gallerani, conservato attualmente a Cracovia e conosciuto come la Dama con l’ermellino, e la Belle Ferronière del Louvre, identificata come l’amante di Ludovico il Moro. Con queste opere rivoluzionò l’arte pittorica, soprattutto grazie all’affinamento della rappresentazione dei «moti mentali», che egli andava contemporaneamente teorizzando nel suo Trattato della pittura.
Stipendiato dal Moro, Leonardo aprì a Milano una vera e propria bottega per soddisfare le numerose richieste che riceveva; oltre che per le committenze più prestigiose, egli era infatti impiegato per l’organizzazione delle feste e delle cerimonie pubbliche.
Tra il 1494 e il 1498 fu impegnato anche nella realizzazione del celebre Cenacolo per il refettorio del convento domenicano di S. Maria delle Grazie, la cui esecuzione si protrasse per molti anni a causa della particolare tecnica pittorica prescelta. Il Cenacolo segna l’apice dell’attività pittorica e scientifica di Leonardo, in quanto riassume e condensa tutti i risultati delle sue ricerche nel campo dell’ottica, della prospettiva, dell’anatomia, della meccanica e dell’acustica.
Dopo la presa di Milano, nel 1499 egli raggiunse, insieme all’amico Luca Pacioli, la corte di Mantova. L’anno seguente si trasferì a Venezia, dove si occupò di un piano per difendere il Friuli dai Turchi. Passò quindi a Firenze e a Roma, dove visitò la villa di Adriano a Tivoli. Nel 1502 fu nominato architetto ed ingegnere generale di Cesare Borgia, i cui domini in quel periodo si estendevano fra la Romagna, le Marche e la Toscana.
Nel 1503 acquistò un podere a Fiesole e accettò la commissione del mercante di tessuti fiorentino Francesco del Giocondo per un ritratto della moglie, monna Lisa Gherardini. Il celebre quadro, che fu terminato solo dieci anni più tardi, venne forse portato in Francia dallo stesso Leonardo e fu successivamente acquistato da Francesco I. Conservato a Fontainebleau per oltre due secoli, fu trasferito al Louvre nel 1798.
In quegl’anni egli lavorò come ingegnere militare per conto della repubblica fiorentina, allora in guerra con Pisa, e realizzò in Palazzo Vecchio il celebre affresco della Battaglia d’Anghiari.
Nel 1507 ritornò a Milano, che si trovava sotto la dominazione francese, perché il suo operato era molto richiesto da Luigi XII. In questo secondo soggiorno milanese, che si protrasse fino al 1513, egli realizzò, tra le altre cose, la Sant’Anna oggi conservata al Louvre. Nel 1513 passò poi a Roma al servizio di Giuliano de’ Medici. Nel 1517, su invito del nuovo re Francesco I, Leonardo, ormai ultra sessantenne, si trasferì in Francia, dove passò gli ultimi due anni della sua vita. Morì ad Amboise il 2 maggio del 1519.
Descrizione fisica. Un volume in folio di pp. (20), 112, (32), 62, (2). Bianche le carte R4 e h4. Con una figura emblematica sul titolo, il ritratto di Leonardo e numerose illustrazioni calcografiche nel testo, tra cui sette acqueforti (incise da René Lochon e Charles Errard su disegni di Nicolas Poussin), che rappresentano sculture, paesaggi e disegni prospettici.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010