BROGIOTTI, Andrea (fl. inizio del XVII sec.). Indice de caratteri, con l’inventori, et nomi di essi, esistenti nella Stampa Vaticana, et Camerale. Roma, 1628.
PRIMA EDIZIONE, dedicata al cardinale Francesco Barberini, del primo catalogo italiano di caratteri a stampa, preceduto solamente dal foglio volante di T. Gianicolo del 1529 circa.
Nella dedica e nell’avviso Al lettore, Brogiotti esprime la propria gratitudine al cardinale per averlo insediato nella posizione di prefetto della Tipografia Vaticana; ricorda il proprio impegno nella creazione di nuovi caratteri da affiancare a quelli più vecchi da lui ereditati; spiega, infine, di aver voluto mostrare il ricco repertorio della stamperia da lui diretta per chiunque se ne volesse servire. Il libro riproduce splendidi caratteri romani, italici, corsivi (Granjon, Garamond, Arrighi, ecc.) e rari alfabetici greci, arabi, ebraici e di altre lingue orientali (siriaco, cirillico, etrusco, ecc.).
Il fatto che l’invenzione di alcuni alfabeti esotici sia ricondotta a personaggi antichi come Adamo, Mosé o Iside, si spiega attraverso il ciclo pittorico affrescato nel Salone Sistino, dove all’epoca albergava la biblioteca, che fu ideato dagli eruditi Silvio Antoniano e Pietro Galesino sulla base della credenza che gli alfabeti fossero il frutto della sapienza dei così detti prisci theologi.
Nel 1565 Pio V chiamò a Roma Paolo Manuzio perché assumesse la direzione della neonata Tipografia Vaticana. Nel 1587, sotto il pontificato di Sisto V, l’officina venne impiantata nel palazzo dei papi, accanto alla biblioteca, assumendo il nome definitivo, più topograficamente preciso rispetto all’originario Tipografia Apostolica. Con l’esplicito programma di divulgare mediante la stampa le Sacre Scritture, essa venne affidata alle cure di Domenico Basa e Aldo Manuzio il Giovane.
La Vaticana era altresì fornita di una fonderia di caratteri divenuta anch’essa illustre, che già alla metà del Cinquecento si era servita del celebre punzonista Robert Granjon per realizzare alfabeti corsivi, arabici e di altri idiomi orientali. Nel 1610 Paolo V unificò la Tipografia Vaticana all’altra celebre tipografia della curia, La Tipografia Camerale, che era stata gestita per anni da Antonio Blado. La fusione durò circa due secoli, durante i quali furono prodotti alcuni dei più sontuosi capolavori tipografici della storia italiana. Nella Roma di inizio Seicento aleggiava già lo spirito razionalistico di Bodoni.
Descrizione fisica. Un volume in 8vo di cc. (5), 8-74 (ossia 72 carte stampate solo sul recto). Frontespizio in rosso e nero con al centro lo stemma del dedicatario.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010