[TASSONI, Alessandro (1565-1635)]. La Secchia poema eroicomico d’Androvinci Melisone . Parigi, Toussaint Dubray, 1622.
PRIMA EDIZIONE della prima redazione della Secchia rapita, il maggior poema eroicomico italiano.
Composta fra 1614 e il 1618, l’opera ebbe dapprima una circolazione manoscritta, ma non sfuggì alle attenzioni dell’Inquisizione. Dopo alcuni tentativi, anche clandestini, di farla stampare a Modena e a Padova, l’autore fu costretto dalla censura ecclesiastica ad optare per la Francia. Così, grazie all’interessamento di Jean Chapelain, amico e collaboratore di G.B. Marino, il poema tassoniano vide la luce a Parigi negli ultimi mesi del 1621. Contemporaneamente all’edizione parigina, apparve sul mercato una contraffazione veneziana del tutto identica.
Al momento di approntare la seconda edizione, che uscì a Roma con falso luogo Ronciglione nel 1624, Tassoni fu comunque obbligato a correggere il testo, venendo incontro alle richieste di Urbano VIII, il quale dopo la revisione ammise di non disdegnarla. Anche il titolo fu mutato in La secchia rapita. La nuova versione del poema divenne quella definitiva e fu riproposta nelle decine di stampe che furono pubblicate, dentro e fuori dall’Italia, dopo la morte del poeta.
La prima edizione della Secchia stampata a Modena fu quella data da Antonio Capponi nel 1700. Data la sua scorrettezza, negli ambienti culturali cittadini, dominati dalla figura di L.A. Muratori e dal suo gusto celebrativo per le memorie patrie, si sentì l’esigenza di colmare questa mancanza, pubblicando un’edizione che fosse al contempo filologicamente corretta ed tipograficamente prestigiosa per rendere omaggio alla memoria del Tassoni. In questo contesto nacquero le tre stampe di Bartolomeo Soliani, apparse in formato 24mo, 4to ed 8vo fra il 1743 e il 1744. Precedute da un lungo lavoro di preparazione ed accompagnate dagli apparati critici di Gaspare Salviani e Giovanni Andrea Barotti e dalla vita dell’autore di mano del Muratori, esse assolsero al duplice obiettivo proposto. Il testo fu curato dal Barotti, il quale utilizzò la versione rivista della seconda edizione, confrontandola con i manoscritti e le stampe successive.
Vasto poema in dodici canti in ottave, La secchia rapita narra la guerra scoppiata tra Bologna e Modena in seguito al furto da parte dei Modenesi, chiamati Gemignani dal nome del loro santo protettore, di un secchio tarlato appartenente ai Petroniani, ossia ai Bolognesi. L’Olimpo di Omero prende parte alla guerra, schierandosi chi con una parte, chi con l’altra. Ridicoli personaggi come lo spaccone Conte di Culagna e il vanaglorioso dongiovanni Cavalier Titta completano il quadro satirico del poema, che dileggia le secolari e spesso futili rivalità storiche delle città italiane.
Alessandro Tassoni nacque a Modena nel 1565 da una famiglia nobile. Rimasto orfano in giovane età, compì gli studi a Bologna, Ferrara e Pisa. Entrato al servizio del cardinale Ascanio Colonna nel 1599, dal 1600 al 1603 fu in Spagna al seguito di quet’ultimo. Rientrato in Italia, abitò per lo più a Roma in qualità di ambasciatore di Carlo Emanuele I di Savoia. Nel 1618 fu chiamato a Torino a svolgere le mansioni di segretario. Nel 1621 si ritirò dall’incarico di corte. Nel 1626 entrò al servizio del cardinale Ludovisi. Dal 1632 alla morte visse presso la corte modenese di Francesco I. Morì a Modena il 25 aprile del 1635.
Temperamento violento e litigioso, Tassoni esordì nel 1608 con una raccolta di meditazioni critiche (Parte de quisiti) a favore dei moderni contro l’autorità di Aristotele e contro i suoi seguaci. Dalla ristampa del 1612 l’opera prese il nome di Varietà di pensieri divisa in nove parti. Una decima parte sugli ingegni antichi e moderni fu aggiunta a partire dall’edizione del 1620 intitolata Pensieri diversi.
Nelle Considerazioni sopra le rime del Petrarca (1609) egli si oppose invece alla poesia d’imitazione in nome della novità e della creatività.
Descrizione fisica. Un volume in 12mo di cc. (10), 166, (1), 1 bianca. Tre sono le tirature identificate di questa prima edizione del Dubray, che differiscono solamente nelle carte preliminari non numerate: la prima reca dieci carte preliminari, la seconda sei (in quanto la dedica viene ridotta da sei a due carte), mentre la terza si distingue dalla seconda perché nell’avviso ai lettori viene svelato il vero nome dell’autore nascosto sotto lo pseudonimo d’Androvinci Melisone. La contraffazione è una ristampa grossolana della terza tiratura parigina, facilmente identificabile per la scadente qualità dell’insieme (caratteri, impaginazione, refusi, ecc.).
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010