RICCI, Matteo (1552-1610)TRIGAULT, Niklaas (1577-1628). De christiana expeditione apud Sinas suscepta ab societate Iesu. Augusta, Christoph Mang, 1615.
PRIMA EDIZIONE del più importante libro sulla Cina dopo il Milione di Marco Polo.
Esso svelò all’Europa la cultura cinese e fu determinante nello spingere gli Europei a riattivare i contatti con la Cina, che erano rimasti congelati per secoli.
Il gesuita fiammingo Niklaas (o Nicolas) Trigault giunse in Cina nel 1610, l’anno della morte di Matteo Ricci, in qualità di procuratore della missione che, su iniziativa dello stesso Ricci, i Gesuiti avevano intrapreso in quel paese nel 1582.
Al suo ritorno a casa nel 1613, Trigault recò con sé la relazione manoscritta, intitolata Della entrata della Compagnia di Giesù e Christianità nella Cina, che Ricci aveva steso poco prima di morire. La tradusse, la corresse, la integrò con informazioni provenienti da altre fonti e la fece stampare. Il manoscritto originale del Ricci fu ritrovato solamente nel 1909 e pubblicato nel 1911.
L’opera, divisa in cinque libri, contiene quindi un resoconto della missione dei Gesuiti dal loro arrivo fino al 1610, ma fornisce anche una grande quantità di informazioni sulla Cina, la sua storia, le sue tradizioni, la religione (Confucio viene qui per la prima volta conosciuto dal pubblico occidentale), la geografia, le leggi, il commercio, ecc.
L’apparizione del libro del Trigault sorprese e appassionò l’Europa. Nel giro di pochi anni apparvero tre edizioni latine, tre edizioni in francese, una in tedesco, una in spagnolo ed una in italiano (Napoli, 1622).
Matteo Ricci nacque a Macerata ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1571. Compì studi scientifici sotto la guida di Cristoforo Clavio e Alessandro Valignano. Nel 1577 si trasferì a Coimbra e l’anno successivo giunse a Goa, dove nel 1580 fu ordinato sacerdote. Due anni dopo arrivò in Cina, dove fondò la prima missione del suo ordine in quel paese.
Ricci sbarcò a Macao e visse inizialmente nella Cina meridionale. Gli ci vollero quasi vent’anni prima di potersi stabilire a Pechino, capitale dell’impero. Apprese la lingua e i costumi locali, assunse un nome cinese e cominciò a vestirsi all’orientale. Abile cartografo, produsse varie carte geografiche del paese e, una volta accettato a corte, fece conoscere ai Cinesi la scienza e la tecnologia occidentale. Poté disputare con sacerdoti buddisti e ebbe il permesso di celebrare la messa in pubblico. Morì a Pechino l’11 maggio del 1610.
Descrizione fisica. Un volume in 4to di pp. (14, incluso il titolo), 646 [i.e. 648], (10), 2 bianche. Con 1 tavola ripiegata fuori testo che raffigura la villa di Pechino, convertita in chiesa, dove il Ricci fu sepolto. Il bel frontespizio calcografico (firmato da Wolfgang Kilian) è fuori testo e comprende una riproduzione della mappa della Cina disegnata dall’autore e i ritratti del Ricci e di S. Francesco Saverio.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010