FABRIZI DA ACQUAPENDENTE, Girolamo (ca. 1533-1619). De formato foetu. Venezia, Francesco Bolzetta, 1600 (In fine: Padova, Lorenzo Pasquati, 1601).
PRIMA EDIZIONE di questo fondamentale studio di embriologia comparativa, che contiene la miglior rappresentazione fino a quella data dell’utero e della placenta della donna gravida. Esso descrive in dettaglio l’anatomia del feto, le membrane fetali e la placenta di numerosi animali: l’uomo, il cane, il gatto, il coniglio, il topo, il maiale, la pecora, la mucca, la capra, il cavallo, lo squalo e il serpente.
Il De formatu foetu, che ebbe notevole influenza su W. Harvey e M. Malpighi, fu seguito dal De formatione ovi et pulli (Padova, 1621), nel quale il Fabrizi approfondì la formazione del feto a partire dall’uovo e dal suo sviluppo nell’utero.
Girolamo Fabrizi (o Fabrici) d’Acquapendente, conosciuto abitualmente come l’Acquapendente dal nome del suo paese natale vicino Viterbo, si trasferì a Padova intorno al 1550, laureandosi nel 1559. Dopo la morte del suo maestro Gabriele Falloppia, resasi vacante la cattedra di anatomia, egli fu chiamato all’insegnamento. La nomina ufficiale alla cattedra di chirurgia arrivò nel 1565 e gli fu poi più volte confermata con vari aumenti di stipendio determinati dal suo crescente prestigio internazionale. Nel 1584 inaugurò il teatro anatomico smontabile, da lui promosso e fortemente voluto. Nel 1613, dopo cinquant’anni d’insegnamento, rassegnò le dimissioni.
Accanto all’attività accademica, Fabrizi esercitò la professione di medico pratico con notevole profitto economico. Fu medico personale di duchi e alti prelati e nel 1605 curò Paolo Sarpi, ferito in un attentato.
Negli ultimi anni Fabrizi si dedicò a raccogliere e pubblicare alcuni dei suoi scritti. Tra questi ricordiamo il De visione, voce, auditu (1600), De locutione et eius instrumentis (1601), il De venarum ostiolis (1603) sulle valvole delle vene, il De respiratione et eius instrumentis (1615) e il Pentateuchos chirurgicum, stampato per la prima volta nel 1592, nel quale a partire dal 1617 furono inserite le Operationes chirurgicae, destinate ad una duratura fortuna editoriale. Rimasero invece inedite, insieme a molti altri testi, le Tabulae anatomicae, che egli avrebbe voluto pubblicare in otto volumi e che sono in parte andate perdute. Numerose sono poi le opere spurie tramandate a suo nome.
Fabrizi morì a Padova nel 1619.
Descrizione fisica. Un volume in folio di pp. (10), 151, 1 bianca, (2). Con un bellissimo frontespizio inciso, la cui cornice fu utilizzata anche per il De visione, e 34 figure anatomiche (di cui 11 a doppia pagina) incise in rame da Giacomo Valegio. Le tavole sono inserite nella numerazione del testo, ma presentano anche numerazione propria da I a XXXIII, più una non numerata posta fra l’Xa e la XIa. Di questa edizione esistono tirature che recano nel colophon la data 1604, anziché 1601, perché l’opera fu riproposta in quell’anno insieme ad altri trattatelli del Fabrizi.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010