PATRIZI, Francesco (1529-1597). La Città Felice. Del medesimo, Dialogo dell’honore, il Barignano. Del medesimo, Discorso della diversita de’ furori poetici. Lettura sopra il sonetto del Petrarca. La gola e’l sonno, e l’ociose piume. Venezia, Giovanni Griffio, 30 gennaio 1553.
PRIMA EDIZIONE della prima utopia di un autore italiano, pubblicata trentasette anni dopo la più celebre Utopia di Thomas More (1516) e settanta anni prima della Città del sole di Tommaso Campanella (1623).
A partire dalla metà del Quattrocento, come testimoniano i primi esempi del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti e della Sforzinda, città governata dai cieli, celebrata dal Filarete, si andò creando un clima favorevole alla rinascita di quel genere letterariofilosofico chiamato utopia, che era praticamente scomparso dai tempi dell’età ellenistica. Le premesse furono il progressivo abbandono dei topoi medievali del contemptus mundi e dell’Età dell’oro, ambientata in un mitico e lontano passato, e il riaffiorare di una più laica visione del mondo, secondo la quale la felicità umana può essere perseguita anche sulla terra e non solo nella vita ultraterrena.
A differenza di More e Campanella, tuttavia, Francesco Patrizi presenta la sua città ideale non come già esistente, ma come un progetto da realizzare, nel quale la costruzione della città-stato, l’organizzazione socio-politica e la vita religiosa devono essere finalizzate al raggiungimento della beatitudine nel mondo terreno.
Il volume contiene inoltre il dialogo sull’onore Il Barignano e alcuni scritti di poetica.
Francesco Patrizi nacque a Cherso in Dalmazia nel 1529. Si formò nella sua città natale sotto Petruccio da Bologna, quindi compì gli studi universitari a Padova. Dopo brevi soggiorni a Cherso, Venezia e Ferrara, dove ebbe modo di conoscere Alfonso d’Este, Scipione Gonzaga, Girolamo della Rovere, il cardinale Ippolito Aldobrandini ed altre eminenti personalità, decise di visitare nuove regioni.
Viaggiò molto, percorrendo l’Italia e la Spagna. Si recò alcune volte in Oriente e, nel 1571, si trovava a Cipro quando la città dovette soccombere all’assalto dei Turchi. Nel 1578 gli fu conferita una cattedra presso l’Università di Ferrara, incarico che ricoprì sino al 1592, quando l’ Aldobrandini lo invitò a trasferirsi a Roma. Il cardinale, una volta divenuto papa con il nome di Clemente VIII, continuò sempre ad onorarlo. Patrizi morì a Roma nel 1597. Autore poliedrico, si cimentò in vari campi del sapere. La sua più importante opera di filosofia, Nova de Universis Philosophia (1591), salutata al suo apparire con un certo entusiasmo, fu stigmatizzata dalle autorità ecclesiastiche.
Descrizione fisica. Un volume in 8vo di pp. 69, (5). Fregio tipografico sul titolo, marca tipografica in fine.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010