ALBERTI, Leandro (1479-1552). Descrittione di tutta Italia . Bologna, Anselmo Giaccarelli, gennaio 1550.
PRIMA EDIZIONE di questa importante guida storica, artistica e geografica dell’Italia che, nonostante l’ingente mole, andò incontro ad uno straordinario successo editoriale e fu consultata fino a Seicento inoltrato da molti stranieri desiderosi di affrontare il Grand Tour della penisola.
Dopo la prima edizione bolognese, nella quale l’autore si scusa di non aver potuto stampare la promessa aggiunta sulle Isole pertinenti ad essa, per non aver voluto procrastinare ulteriormente l’uscita del ponderoso volume che già da anni attendeva di essere pubblicato, l’opera andò incontrò tra il 1551 e il 1596 a ben dieci edizioni, quasi tutte veneziane, a cui sono da aggiungere due edizioni di Colonia nella traduzione latina di G. Kryander Hoeninger. Il manoscritto dell’appendice sulle isole, conservato presso il convento bolognese di San Domenico, fu ottenuto da Ludovico degli Avanzi, che lo stampò per la prima volta a seguito della Descrittione nel 1561. Degna di menzione è pure l’edizione del 1568, nella quale le Isole sono corredate da sette carte geografiche.
Sorta di summa del sapere storico-antiquario del Quattro-Cinquecento, esemplata sulla falsariga del precedente più illustre di questo genere di letteratura, ossia l’Italia illustrata di Flavio Biondo, la Descrittione dell’Alberti è anche il frutto delle conoscenze dirette dell’autore, che come predicatore girò la penisola in lungo e in largo.
Egli si servì non solo dell’opera del Biondo, ma consultò la sua notevole biblioteca e mandò richieste di informazioni a tutti i dotti italiani, i quali gli risposero per lo più con grande entusiasmo ed interesse: tra i suoi corrispondenti spiccano i nomi di Paolo Giovio ed Andrea Alciati.
Alberti non fu quindi un semplice compilatore, ma seppe attentamente vagliare le sue fonti ed emendare gli autori antichi, laddove questi potevano essere corretti dai moderni o dall’osservazione diretta.
Leandro Alberti, bolognese, nel 1493 entrò nell’Ordine domenicano presso il convento forlivese di San Giacomo Apostolo. Nel 1495 cominciò a studiare filosofia e teologia presso il convento di San Domenico a Bologna sotto la guida di G. Garzoni e S. Mazzolini da Priero.
Intorno al 1505 si dedicò alla predicazione, girando per l’Italia. Per un certo periodo, verso il 1515, fu al seguito del maestro generale dell’Ordine, Tommaso de Vio, meglio conosciuto come cardinal Caietano. Rientrato a Bologna nel 1516, compose il De viris illustribus Ordinis Praedicatorum, che fu stampato l’anno seguente.
Nominato provinciale di Terra Santa, nel 1525 Alberti partì da Roma insieme al nuovo maestro generale dell’Ordine, Francesco Silvestri da Ferrara, con il quale nei tre anni successivi visitò l’Italia meridionale e la Sicilia, l’Italia centro-settentrionale ed infine la Francia. Il viaggio s’interruppe nel 1528 per la morte del Silvestri e Alberti fece ritorno a Roma, dove probabilmente maturò l’dea e cominciò la stesura dell’opera a cui deve la propria fama.
Negli anni successivi egli fu a Bologna, dove in occasione del terzo centenario della traslazione di San Domenico commissionò due opere d’arte per la celebre arca del Santo e scrisse un breve opuscolo sulla sua morte.
Vicario del convento di Santa Sabina a Roma dal 1536, Alberti negli ultimi anni fu nominato inquisitore. Nel 1541-’42 uscì la prima parte delle sue Historie di Bologna: le restanti parti apparvero solamente postume. Morì a Bologna nel 1552.
Descrizione fisica. Un volume in folio di cc. (4), 469, (29). Con il ritratto dell’autore inciso in legno, non presente tuttavia in tutti gli esemplari. In alcune copie infatti il primo fascicolo è ricomposto senza il ritratto e senza i versi preliminari di Giovanni Philoteo Achillino.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010