Classici Italiani
Il più importante eretico italiano del Cinquecento - 1540

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

Il più importante eretico italiano del Cinquecento - 1540

OCHINO, Bernardino (1487-1564). Dialogi quattro . (Venezia, Niccolò Zoppino), 1540.

 

PRIMA EDIZIONE dei primi quattro dialoghi nei quali Bernadino Ochino istruisce in materia di fede la duchessa Caterina Cibo.

Essi rappresentano la prima testimonianza delle idee eterodosse dell’autore e costituiscono uno dei primi documenti a stampa del movimento dei così detti “spirituali”, facenti capo alla carismatica figura di Juan de Valdés.

Nello stesso anno Zoppino pubblicò anche la prima edizione dei Dialogi sette, che, oltre ai già editi Del latrone in croce (divenuto Del latrone buono), Del peregrinaggio per andar al Paradiso e Della divina professione, comprendono anche Dell’inamorarsi di Dio, Il modo di diventar felice, Di conoscer se stesso e De la disputa di Christo con l’anima. Rimase apparentemente escluso da questa edizione il dialogo Del pentirsi presto , presente invece nei Dialogi quattro.

I Dialogi sette furono poi ristampati senza ulteriori modifiche anche nel 1542 dallo stesso Zoppino e, in un’edizione intitolata semplicemente Dialogi, dai tipografi veneziani Alessandro Bindoni e Maffeo Pasini.

Bernardino Tommassini, detto Ochino dal nome della contrada dell’Oca, nacque a Siena nel 1487. Entrato giovanissimo nell’ordine dei Francescani Osservanti, ne divenne successivamente provinciale. Nel 1534 passò tra i Cappuccini, scalandone le gerarchie fino alla nomina, nel 1538, a vicario generale dell’Ordine.

In quegl’anni egli percorse in lungo e in largo la penisola italiana, acquisendo grande fama come predicatore. A Napoli nel 1536 conobbe Juan de Valdès, entrando a far parte del suo gruppo di pensatori riformati, che era composto, tra gli altri, da Pietro Martire Vermigli, Pietro Carnesecchi, Marcantonio Flamini, Benedetto Fontanini da Mantova, Galeazzo Caracciolo, Bartolomeo Spadafora, Vittore Soranzo e dalle nobildonne Vittoria Colonna, Giulia Gonzaga e Caterina Cibo da Camerino.

Nel 1537 Ochino fondò a Ferrara, insieme a Vittoria Colonna, un monastero di clarisse cappuccine ed ebbe occasione di incontrare per la prima volta il cardinale inglese Reginald Pole.

La sua predicazione, sempre più eterodossa, attirò ben presto su di lui l’attenzione delle autorità ecclesiastiche. Nel 1542 gli fu proibito di predicare e ricevette una chiamata da parte dell’Inquisizione, che lo invitava a recarsi a Roma.

Egli decise allora di prendere la via dell’esilio e, insieme all’amico Pietro Martire Vermigli, si diresse in Svizzera, dapprima a Morbegno in Valtellina, quindi a Ginevra, dove Calvino lo mise a capo della comunità degli esuli italiani.

La fuga di un’importante figura della Chiesa come Ochino fece molto scalpore in tutta Italia. Attaccato da Girolamo Muzio e da Ambrogio Catarino, egli si difese pubblicando due violente repliche: Responsio ad Mutium Iustinopolitanum qua rationem reddit sui discessus ab Italia (1543)e Risposta alle false calumnie et impie biastemmie di frate Ambrosio Catharino (1546).

In Svizzera e in Germania egli conobbe Sébastien Castellion, Caspar Schwenckfeld e Francesco Stancaro e continuò a predicare in lingua italiana, muovendosi fra Basilea, Zurigo, Ginevra, Augusta e Ratisbona.

Nel 1547, dopo la sconfitta della Lega di Smalcalda ad opera dell’imperatore Carlo V, Ochino trovò rifugio a Londra, dove fu ospitato dall’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer. In Inghilterra scrisse Una tragedia del Libero Arbitrio contro l’autorità del vescovo di Roma.

Con l’ascesa al trono della cattolica Maria la Sanguinaria, nel 1553 fu costretto a lasciare l’isola e fece ritorno in Svizzera. Nel 1561 pubblicò il Catechismo (Basilea, Pietro Perna) e nel 1563, sempre presso lo stesso tipografo, i Dialogi XXX, in un’edizione curata da S. Castellion.

Le idee radicali e antiecclesiastiche espresse in quest’ultima opera lo resero però sempre più inviso ai capi della Riforma svizzera ed egli decise allora nel 1563 di recarsi in Polonia, dove conobbe l’antitrinitario Giorgio Biandrata.

L’anno successivo, in seguito alla decisione del re Sigismondo II di espellere tutti gli stranieri non cattolici dal suo paese, l’ormai settantottenne Ochino riparò in Moravia, dove poco tempo dopo, nel febbraio del 1565, si spense.

Il vasto corpus dei suoi scritti comprende prediche, sermoni e apologhi che furono più volte ristampati e vennero tradotti in latino, tedesco, francese ed inglese.

 

Descrizione fisica. Un volume in 8vo di cc. 26. Con il ritratto dell’autore sul titolo e 4 illustrazioni xilografiche nel testo.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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