ANGHIERA, Pietro Martire d’ (1457-1526). De orbe novo… Decades. Alcalà de Henarez, Miguel de Eguia, 1530.
PRIMA EDIZIONE COMPLETA delle otto Decadi di Pietro Martire d’Anghiera, con le quali solitamente si fa coincidere la nascita della storiografia europea sulle Americhe.
Le prime tre Decadi, dedicate a Leone X, erano apparse ad Alcalà nel 1516, la quarta (De insulis repertis simulque incolarum morbus) uscì invece a Basilea nel 1521. L’edizione completa fu pubblicata solamente postuma.
L’opera ebbe straordinario successo, venendo più volte ristampata. Essa fu inoltre selvaggiamente saccheggiata, fatta a pezzi e adattata in tutte le lingue dagli storici successivi. Già nel 1504 Angelo Trevisan, segretario dell’ambasciatore veneto in Spagna, aveva pubblicato a Venezia, all’insaputa dell’autore, una libera versione in volgare della prima Decade, contenente la prima relazione del secondo e del terzo viaggio di Cristoforo Colombo (Libretto de tutta la navigazione…). Trattandosi di dieci lettere indirizzate ad Ascanio Sforza, Ludovico d’Aragona e al conte de Tendilla, esse furono divulgate senza il consenso dell’Anghiera e stampate nuovamente a Siviglia nel 1511 con il titolo di Opera.
Amico di Colombo, Vasco de Gama, Fernando Cortés, Ferdinando Magellano, Sebastiano Caboto e Amerigo Vespucci, membro del Consiglio delle Indie, tutore dei figli dei sovrani spagnoli, Pietro Martire fu per molti anni in una posizione privilegiata per ottenere informazioni di prima mano sulle nuove scoperte. A partire dal 1493 Anghiera cominciò ad inviare per lettera dettagliatissime relazioni ad alti prelati ed eminenti personalità italiane e spagnole, che egli poi raccolse in Decadi, ispirandosi chiaramente alle storie liviane. Una parte di queste lettere, non confluita nelle Decadi, fu pubblicata ad Alcalà nel 1530 sotto il titolo di Opus epistolarum. Per l’attendibilità delle sue fonti e per l’intelligenza e lo scrupolo con i quali seppe utilizzarle, egli rappresenta una risorsa insostituibile per la conoscenza del periodo eroico dei primi viaggi nelle Americhe.
Pietro Martire nacque ad Arona sul Lago Maggiore da una famiglia di cognome ignoto, ma verosimilmente originaria di Anghiera. Dopo un soggiorno a Milano e a Roma in qualità di segretario del governatore F. Negri, nel 1486 egli accettò l’invito di Iñigo Lopez de Mendoza, conte di Tendilla, e si trasferì in Spagna, nonostante l’opposizione del cardinale Ascanio Sforza, suo antico protettore, al quale l’Anghiera promise di inviare frequenti rapporti sulla corte spagnola.
Nei primi anni del suo soggiorno nella penisola iberica, dove sarebbe rimasto per tutta la vita, egli prese parte alle ultime campagne militari contro gli Arabi. Successivamente abbandonò la carriera militare ed abbracciò l’abito ecclesiastico, venendo accolto a corte. Nel 1497 fu inviato in missione diplomatica in Egitto. Su questo viaggio egli scrisse una breve, ma dettagliata relazione ( Legatio Babylonica, Siviglia, 1511).
Eletto priore del capitolo di Granata, continuò ad occuparsi principalmente dei rapporti diplomatici della corte. Nel 1520 fu nominato storiografo ufficiale. Nel 1524 ottenne l’abbazia di Santiago in Giamaica senza mai prenderne possesso. Morì a Granata nel settembre del 1526.
Descrizione fisica. Un volume in folio di carte CXVII, (3). Frontespizio entro bordura xilografica e varie figure in legno nel testo.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010