[FULVIO, Andrea (ca. 1470-1527)]. Illustrium imagines . (Roma, Jacopo Mazzocchi, 7 novembre 1517).
PRIMA EDIZIONE della più antica raccolta a stampa di riproduzioni di antiche monete. Nella dedica del Mazzocchi al cardinale Jacopo Sadoleto, si legge che questi ebbe l’idea, poi trasmessa al Fulvio, di selezionare duecentoquattro monete e medaglie dalla collezione numismatica dello stesso Mazzocchi, il quale, oltre che tipografo, era anche un appassionato collezionista di libri ed oggetti d’arte antica.
I delicati ritratti (per lo più uomini e donne illustri della storia romana, bizantina e medievale tedesca) e le bellissime cornici xilografiche sono attribuite all’artista Giovanni Battista Palumbo. I testi, brevi biografie dei personaggi effigiati, furono redatti dal Fulvio, dal Sadoleto e da altri eruditi. Tuttavia solo un terzo dei ritratti fu copiato da vere monete antiche provenienti dalla collezione del Mazzocchi. I rimanenti sono creazioni di fantasia del Palumbo.
Le Illustrium imagines, collocandosi nella scia del grande interesse umanistico per la numismatica, divennero il prototipo per altre pubblicazioni di questo genere (come, per esempio, quelle di Johann Huttich e Jacopo Strada) e una delle principali fonti per lo studio dell’iconografia classica.
Archeologo, numismatico, cultore della poesia latina, Andrea Fulvio, originario di Palestrina, fu discepolo di Pomponio Leto. Visse per lo più a Roma presso le corti di Leone X e Clemente VII, insegnando grammatica e letteratura latina. Tra il 1519 e il 1520 collaborò, in qualità di consulente, con Raffaello. Nel 1513 pubblicò l’importante descrizione di Roma in esametri Antiquaria Urbis, poi successivamente ampliata e trascritta in prosa con il titolo di Antiquitates Urbis (1527).Morì presumibilmente negli anni intorno al sacco di Roma (1527).
Descrizione fisica. Un volume in 8vo di cc. CXX. Titolo entro bordura xilografica e 204 medaglioni incisi in legno su fondo nero e racchiusi entro otto tipi diversi di cornici (formate da chimere, festoni, cornucopie e putti). Marca tipografica in fine. Esiste una seconda tiratura, più comune, di questa prima edizione, che reca nel colophon la data 15 novembre e attribuisce la redazione dell’opera non più al solo Fulvio, di cui viene comunque sottolineato il ruolo principale, ma ad un gruppo di eruditi.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010