BURCHIELLO, Domenico di Giovanni detto il (1405-1448). Sonetti. (Firenze, Francesco di Dino, 24 novembre 1481).
QUARTA EDIZIONE. In quanto inventore o, quanto meno, massimo esponente di un genere poetico che fa dell’invenzione linguistica, della commistione dei generi letterari e dell’iperbole comica la sua cifra stilistica più significativa, il corpus poetico di Burchiello, composto per lo più di sonetti caudati e di qualche capitolo, presenta varie interpolazioni di altri autori di difficile identificazione. Egli ebbe infatti molti imitatori ed epigoni, i cui testi finirono per venir attribuiti alla mano del maestro.
Già a partire dalle sillogi manoscritte di metà Quattrocento, si andò formando intorno al Burchiello e alla sua maniera una vulgata di liriche indipendente dalla volontà dell’autore. Egli infatti non diede mai un ordinamento ai suoi componimenti e la sua figura divenne presto una sorta di marchio stilistico, sul quale altri poeti, più o meno dilettanti, esercitarono la propria vena.
Delle undici edizioni che a partire dalla princeps veneziana (ca. 1472) si sono susseguite fino alla fine del secolo, la sola che sembri derivare per via diretta da un gruppo di manoscritti, che a loro volta sono ricollegabili ad una silloge primaria, è l’edizione fiorentina di Francesco di Dino, la quale si differenzia in modo considerevole da tutte le altre.
Essa è preferibile anche alle due stampe fiorentine promosse da Bartolomeo de Libri nel 1490 e nel 1495, le quali, allo scopo di ampliare il canone (presentano infatti quasi cinquanta sonetti aggiuntivi) interpolano i due rami della tradizione a stampa con fonti manoscritte meno attendibili.
Delle numerose edizioni cinquecentine che si diedero del corpus burchiellesco, la prima che si pose dei problemi di natura filologica fu quella curata da Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca (Firenze, Giunti, 1552). Questi, insieme ad Annibal Caro, Francesco Berni (sicuramente il più importante dei suoi prosecutori) ed Anton Francesco Doni, fu infatti un grande ammiratore del Burchiello.
Proprio al Doni si deve uno stravagante e monumentale commento ai sonetti burchielleschi, che fu stampato in calce all’edizione di Francesco Marcolini del 1553. Domenico di Giovanni nacque a Firenze da una modesta famiglia di legnaioli. Nel 1432 aprì nella sua città natale una bottega di barbiere, che nel volgere di poco tempo divenne un punto di ritrovo di letterati ed artisti. In essa si praticava la poesia alla “burchia”, ossia si recitavano versi improvvisati di genere comico-realistico, dei quali il barbiere fiorentino fu, se non l’inventore, certo un abilissimo creatore. Da qui il soprannome di Burchiello, con cui è universalmente conosciuto.
Nel 1534, per le sue posizioni antimedicee, egli dovette lasciare Firenze. Visse per un certo periodo a Venezia, Parma e Gaeta, prima di stabilirsi per un periodo più lungo a Siena. Condannato a più riprese per ingiurie e percosse, nel 1439 fu incarcerato per sette mesi a causa di un furto di indumenti femminili.
Burchiello rimase a Siena fino al 1445, vivendo sempre in precarie condizioni economiche. Negli ultimi anni cercò di avvicinarsi ai Medici e si trasferì a Roma, dove nel 1449 morì di malaria.
Descrizione fisica. Un volume in 4to di cc.76 non numerate.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010