VALLA, Lorenzo (1407-1457). De linguae latinae elegantia (insieme con: De ego mei tui sui). (Venezia, Nicolas Jenson), [prima del 6 luglio] (1471).
PRIMA EDIZIONE del primo grande capolavoro di filologia umanistica che, riprodotto per ben centocinquanta volte fino alla fine del Cinquecento (sono più di trenta le sole edizioni incunabolo), ebbe una straordinaria influenza in tutta Europa come testo per la corretta conoscenza e scrittura del latino.
Le Elegantiae, la cui stesura fu cominciata nel 1433 e terminata nel 1449, pongono per laprima volta lo studio della lingua latina sul fondamento di solide e rigorose basi filologiche. Diffuse in tutti gli ambiti del sapere, dalle università ai monasteri, dalle accademie agli scrittoi di singoli intellettuali di ogni orientamento, esse hanno rappresentato per secoli non solo lo strumento principe per l’apprendimento del latino, ma anche un magistrale richiamo al valore umanistico della lingua latina, intesa come mezzo universale e privilegiato per la diffusione della cultura e per la convivenza civile dei popoli.
Lorenzo Valla nacque a Roma da una famiglia di origine piacentina. Dopo aver ricevuto la prima istruzione, apprese il latino sotto Leonardo Bruni, allora ambasciatore fiorentino a Roma, e il greco sotto Giovanni Aurispa e Rinuccio di Castiglione.
Nel 1428, all’età di ventuno anni, diede prova delle sue dote e del suo carattere anticonformista, scrivendo l’opera, oggi andata perduta, De comparatione Ciceronis et Quintiliani, nella quale si schierava apertamente dalla parte di Quintiliano.
Non riuscendo ad ottenere il posto di segretario di curia che era stato dello zio Melchiorre Scrivani a causa delle macchinazioni ordite ai suoi danni da Poggio Bracciolini, Valla decise di lasciare Roma e trasferirsi a Piacenza. L’anno dopo, a Pavia, stese la prima redazione del De voluptate, la sua più significativa opera di filosofia morale, poi successivamente rielaborata e trasformata nel De vero bono (1433) e nel De vero et falso bono (1448).
Nel 1431 fu chiamato alla cattedra di retorica presso lo Studio di Pavia. Costretto a fuggire due anni dopo in seguito ad una polemica sorta a causa di alcune critiche da lui mosse contro Bartolo da Sassoferrato, fece tappa in varie città italiane, tra cui Ferrara, dove conobbe Guarino Veronese, e Firenze, dove mostrò al Bruni e all’Aurispa il primo abbozzo del sul trattato sulla lingua latina. Nel 1535 raggiunse la corte napoletana di Alfonso V, che lo nominò consigliere, segretario e storiografo.
Per sostenere la causa del suo signore, osteggiato da papa Eugenio IV che era favorevole agli Angiò nella lotta per la successione al trono del Regno di Napoli, Valla compose la celebre De falso credita et ementita Constantini donatione (1440), con la quale dimostrava la falsità del celebre documento che per tutto il Medioevo fu assunto a fondamento del potere giuridico della Chiesa. Pubblicata per la prima volta nel 1506 a Strasburgo, essa ebbe grande diffusione nei paesi protestanti. Nel 1518 Ulrich von Hutten ne curò una fortunata edizione, contenente una satira contro Leone X. La prima versione in italiano fu stampata clandestinamente in Italia nel 1546.
A Napoli Valla si dedicò alla traduzione dal greco al latino di Esopo, Demostene, Senofonte, Erodoto, Tucidide ed Omero e cominciò anche la stesura della Dialectica, uno dei suoi maggiori testi filosofici, apparso postumo a Milano nel 1496. Nel 1437 prese gli ordini minori, senza però mai farsi sacerdote. Nel 1444 dovette affrontare un processo per eresia di fronte all’Inquisizione napoletana e scrisse in sua difesa l’ Apologia ad Eugenium IV.
Dopo la morte di quest’ultimo (1447), Valla chiese agli amici cardinali Giovanni Bessarione e Niccolò Cusano di intercedere presso il nuovo papa Niccolò V. Nel 1448 poté così finalmente far ritorno a Roma, dove fu nominato scrittore apostolico.
Nel 1449 terminò la stesura delle Elegantiae e continuò a lavorare alle Annotationes in Novum Testamentum, capolavoro di filologia biblica, stampato per la prima volta da Erasmo a Parigi nel 1505, nel quale collazionò e sottopose ad un’attenta analisi filologica più codici della Vulgata. Nel 1450 ottenne la cattedra di retorica presso l’Università di Roma, mentre nel 1455 Callisto III lo fece suo segretario e gli affidò il canonicato della Basilica di San Giovanni in Laterano, dove si trova ancora oggi la sua tomba.
Negli ultimi anni proseguì la sua polemica con Poggio Bracciolini, contro il quale scrisse gli Antidota in Pogium. Valla morì a Roma il 1 agosto del 1457.
Attraverso la sua opera egli minò le basi della cultura scolastica, scagliandosi contro l’ontologismo del linguaggio e la metodologia dialettico-sillogistica, cui contrappose una visione della lingua intesa come strumento storico e convenzionale di comunicazione. Sostenne inoltre l’importanza della retorica e il valore del linguaggio simbolico-figurale, con grandi conseguenze sullo sviluppo del diritto e della teologia. La rivoluzione logico-filologica del Valla, con la sua critica delle definizioni aprioristiche e delle autorità acquisite, ha senza’altro giocato un ruolo determinante nella nascita dell’umanesimo giuridico, della filologia biblica e della rivoluzione scientifica galileiana.
Descrizione fisica. Un volume in 4to grande di cc. (202), comprese 2 bianche. Da fonti documentali riguardanti il commercio di libri italiani in Germania, risulta che l’edizione di Jenson era in vendita in Germania in data 6 luglio 1471. Le Elegantiae furono stampate a distanza di pochi mesi anche da Giovanni Filippo da Lignamine a Roma (prima del 26 luglio 1471) e dal trio di tipografi Ulrich Gering, Martin Crantz e Michael Friburger a Parigi (tra il 15 luglio del 1471 e il 7 marzo del 1472).
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010