BESSARIONE (1403-1472). Adversus Platonis calumniatorem. (Roma, Konrad Sweynheym e Arnold Pannartz), [prima del 13 settembre 1469].
PRIMA EDIZIONE della più importante opera filosofica del Bessarione che, grazie alla sua entusiastica accoglienza presso i maggiori umanisti del tempo, segnò una tappa fondamentale sulla via della riscoperta di Platone in Italia.
All’interno della cerchia di studiosi che si riunivano intorno alla carismatica figura di Bessarione, vi erano membri dell’Accademia Romana (come Pomponio Leto, Flavio Biondo, il Platina), ecclesiastici (come Andrea Giovanni Bussi e Niccolò Perotti) e rifugiati dell’impero bizantino, come Teodoro di Gaza, Andronico Callisto e Giorgio da Trebisonda (meglio conosciuto come Trapezunzio). Intorno al 1455 scoppiò nel gruppo una controversia tra platonici ed aristotelici. Bessarione prese le difese del proprio maestro Giorgio Gemisto Pletone dalle accuse di Gaza e decise di rompere ogni rapporto con il Trapezunzio, sia a causa dei suoi intrighi, sia perché quest’ultimo allargò la disputa ad un pubblico più ampio, trasportandola dal greco al latino, con le sue Comparationes Aristotelis et Platonis, in cui critica il platonismo come fonte di eresia.
Bessarione rispose con In Platonis calunnatorem, che, composto dapprima in greco intorno al 1465, fu successivamente tradotto in latino ed ampliato con l’aggiunta della Correctio interpretationis librorum Platonis de Legibus (una critica della traduzione delle Leggi fatta dal Trapezunzio) e del De natura et arte adversus eundem Trapezuntium. La versione definitiva di In calumniatorem fu portata a termine verso il 1467-‘68 e successivamente affidata a Niccolò Perotti per una revisione.
L’edizione è quindi da porsi nella prima metà del 1469, sicuramente prima del 13 settembre di quell’anno, data in cui il volume a stampa viene citato in una lettera di Bessarione a Marsilio Ficino. Con la pubblicazione del libro Bessarione riaffermò il proprio prestigio personale e pose fine alla disputa. Si può dire che egli per primo intuì le straordinarie potenzialità della nuova arte della stampa, ponendola al servizio di un preciso programma culturale.
Nato a Trebisonda nel gennaio del 1403, Basilio (o Giovanni), come probabilmente doveva chiamarsi alla nascita, assunse il nome di Bessarione nel 1423, quando entrò nell’Ordine basiliano. Intorno al 1430 si recò a Mistra per studiare scienze matematiche sotto Gemisto Pletone, con il quale rimase in costante contatto epistolare fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1452.
Nel 1438 Bessarione accompagnò l’imperatore Giovanni VIII al concilio di Ferrara (poi trasferito l’anno successivo a Firenze), dove ebbe modo di mostrare le sue grandi capacità di oratore e mediatore politico-religioso. In quell’occasione il papa lo nominò cardinale e gli offrì una lauta pensione in cambio dei suoi servigi.
Da allora in poi Bessarione si adoperò con tutte le sue forze per cercare l’unione della due chiese e per contrastare l’avanzata dei Turchi. Dal 1450 per cinque anni fu legato pontificio a Bologna. Nel conclave del 1455 non venne eletto papa per pochi voti. Nonostante i lunghi viaggi in Italia, Germania e Francia e gli estenuanti tentativi di mediazione finalizzati a cercare alleati per una crociata, tutte le sue attese andarono disilluse. Nel
1453 Costantinopoli cadde in mano ai Turchi e pochi anni dopo anche la sua città natale. Le divisioni interne tra i vari paesi della cristianità gli impedirono di realizzare il suo sogno di riconquistare la Grecia. Si adoperò allora per salvarne almeno il patrimonio culturale, formando negli anni una straordinaria biblioteca di codici greci e latini, che nel
1468 donò alla Repubblica di Venezia e che ancor oggi giacciono tra i fondi della Marciana.
Descrizione fisica. Un volume in folio di cc. 234 non numerate, di cui la prima e le ultime due sono bianche. Vi sono esemplari di dedica che recano in miniatura le armi del cardinal Bessarione e quelle del destinatario.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010