Italian Classics
La scoperta dei neutroni lenti - 1934

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

La scoperta dei neutroni lenti - 1934

FERMI, Enrico (1901-1954). Azione di sostanze idrogenate sulla radioattività provocata da neutroni, in: “La ricerca scientifica”, 15-31 ottobre 1934.

 

PRIMA EDIZIONE dell’articolo con il quale Enrico Fermi, insieme agli allievi e collaboratori E. Amaldi, B. Pontecorvo, F. Rasetti e E. Segré, annunciò la fortuita scoperta dei neutroni lenti, il maggior contributo di fisica sperimentale del celebre gruppo di via Panisperna.

I neutroni lenti sono neutroni che in seguito ad urti elastici con nuclei leggeri perdono energia cinetica. La scoperta, che si presta a numerose applicazioni pratiche, fu subito brevettata. Essa valse a Fermi il premio Nobel per la fisica.

Enrico Fermi nacque a Roma da una modesta famiglia di origine piacentine. Frequentò il liceo classico Umberto I, dando subito prova di straordinarie doti matematiche. Nel 1918 superò l’esame di ammissione alla Scuola Normale Superiore di Pisa con tanta abilità che l’esaminatore, G. Pittarelli, dopo averlo conosciuto personalmente, giunse alla conclusione che si trattava di una persona senza dubbio geniale.

Durante gli anni universitari primeggiò tra i suoi coetanei e persino tra i docenti, che spesso ricorrevano al suo aiuto su alcune questioni di fisica. Egli approfittò della ricca biblioteca della Scuola per arrivare ad una conoscenza, vasta e profonda, di tutta la fisica e la matematica del tempo. Uno dei tratti maggiormente distintivi del Fermi rispetto agli altri grandi fisici del Novecento, fu infatti una conoscenza e una padronanza pressoché assoluta di tutte le branche della fisica.

Dopo la laurea conseguita nel 1922 con una tesi su W.C. Röntgen e i raggi X, Fermi fece ritorno a Roma, dove strinse amicizia con il direttore dell’istituto di fisica dell’università, il senatore O.M. Corbino. Dal quel momento fino alla sua prematura morte, quest’ultimo si adoperò con ogni mezzo per facilitare la carriera di quel giovane, nel quale intravedeva la rinascita della fisica italiana.

Negli anni seguenti Fermi ottenne borse di studio per Gottinga e Leida, dove conobbe Albert Einstein. Tornato in Italia, intraprese la via dell’insegnamento, prima a Roma, poi a Firenze come docente di meccanica razionale e fisica matematica. Servendosi della scoperta del principio di esclusione di W. Pauli, giunse a nuove conclusioni sulla meccanica statistica delle particelle, che gli diedero fama internazionale.

Nel 1926 vinse il concorso per la cattedra di fisica teorica dell’Università di Roma e si installò nel celebre istituto di via Panisperna. Nel giro di poco tempo formò una squadra di studenti e collaboratori, fra i quali spiccano i nomi di E. Segré, E. Amaldi e E. Majorana.

Nel 1929 Fermi sposò Laura Capon, la quale, dopo la morte del marito, pubblicò un libro di grande successo (Atomi in famiglia, Milano, 1954), in cui racconta la vita privata del celebre fisico. Sempre nel ‘29 egli fu nominato accademico d’Italia.

Nel 1930 compì il suo primo viaggio negli Stati Uniti, dal quale tornò con grande entusiasmo. In seguito divenne docente presso la Columbia University di New York e presso l’Università di Chicago, dove applicò gli stessi sistemi di insegnamento con cui aveva formato un’intera generazione di fisici italiani. Tre il 1933 e il 1934 la scoperta del neutrone da parte di J. Chadwick e quella annunciata dai coniugi Joliot-Curie, che dimostrava come il fosforo bombardato con particelle alfa desse luogo a isotopi radioattivi emettenti positroni, rivoluzionò completamente il mondo della fisica. Fermi cominciò a bombardare tutti gli elementi in ordine di numero atomico crescente. Nel 1934 arrivò all’uranio e al torio, ottenendo risultati di difficile interpretazione, e poco dopo giunse alla scoperta sperimentale di maggior rilievo del gruppo romano, cui nel frattempo si era aggregato anche B. Pontecorvo, ossia quella dei neutroni lenti. Nel 1938 O. Hahn e F. Strassmann scoprirono a Berlino la fissione nucleare. Quello stesso anno Fermi, anche a causa delle leggi razziali, decise di emigrare negli Stati Uniti. Prima di sbarcare a New York, passò per Stoccolma per partecipare alla cerimonia di conferimento del premio Nobel, della cui vittoria era stato preventivamente avvertito dall’amico N. Bohr.

Negli Stati Uniti Fermi fu responsabile della costruzione del primo reattore nucleare americano, per il quale utilizzò come combustibile l’uranio naturale e come moderatore la grafite. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, egli entrò a far parte del Manhattan District, incaricato della realizzazione della bomba atomica. Nel 1942 si trasferì con la famiglia presso il laboratorio di Los Alamos, dove, sotto la direzione di R. Oppenhaimer, lavorava allo scopo un gruppo straordinario di scienziati, tra cui N. Bohr, J. Von Neumann, J. Chadwick e i futuri premi Nobel O. Chamberlain, E. Segré e R. Feynman. Fermi ebbe un ruolo centrale nei lavori del laboratorio, partecipò alla presentazione della prima bomba ad Alamogordo il 15 luglio del 1945 e fece parte anche del comitato incaricato di decidere sull’utilizzo del nuovo ordigno. Dopo la fine della guerra si stabilì a Chicago, dove fu costruito per lui un nuovo istituto di scienze naturali, dedicandosi alla fisica delle particelle. Nel 1949 fece ritorno per la prima volta in Italia. Nel 1954 fu chiamato a deporre in favore di Oppenheimer, che si era opposto alla costruzione della bomba ad idrogeno. Morì a Chicago il 29 novembre del 1954 per un cancro allo stomaco.

 

Descrizione fisica. Un volume in 8vo. L’articolo è apparso alle pp. 282-283 dell’anno V, vol. II, nn. 7-8.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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