Italian Classics
Parole che fecero l'Italia (C. Ossola) - 1612

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

Parole che fecero l'Italia (C. Ossola) - 1612

ACCADEMIA DELLA CRUSCA. Vocabolario degli Accademici della Crusca, con tre indici delle voci, locuzioni, e proverbi latini, e greci, posti per entro l’opera. Venezia, Giovanni Alberti, 1612.

 

PRIMA EDIZIONE di quello che è unanimemente considerato come il primo dizionario scientifico di una lingua europea moderna. Esso ebbe inoltre un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’italiano nei secoli successivi fino all’unità d’Italia.

I primordi dell’Accademia della Crusca risalgono al decennio 1570, quando cominciarono le prime riunioni di un gruppo di amici che si dettero il nome giocoso di “crusconi”, prendendo così le distanze dalle pedanterie dell’Accademia fiorentina. La prima adunanza, in cui si cominciò a parlare di leggi e statuti, si svolse il 25 gennaio del 1583, ma la cerimonia inaugurale dell’Accademia risale al 25 marzo del 1585.

Vengono tradizionalmente indicati come fondatori della Crusca Giovan Battista Deti (il Sollo), Anton Francesco Grazzini (il Lasca), Bernardo Canigiani (il Gramolato), Bernardo Zanchini (il Macerato), Bastiano de’ Rossi (l’Inferigno) e, soprattutto, Leonardo Salviati (l’Infarinato), il quale, pur essendo entrato per ultimo, dette la spinta decisiva verso l’istituzionalizzazione dell’Accademia e la codificazione della terminologia legata alla farina. L’Accademia aveva infatti il compito di separare il fior di farina (la buona lingua) dalla crusca, secondo quel modello linguistico già promosso dal Bembo nelle Prose della volgar lingua (1525), che prevedeva il primato del volgare fiorentino modellato sugli autori del Trecento (Dante, Petrarca, Boccaccio). Tutti gli oggetti e i mobili dell’Accademia avevano nomi attinenti al grano e al pane, compresi gli stemmi personali degli accademici.

Intorno al 1590 l’attività dell’Accademia iniziò a focalizzarsi sulla preparazione del Vocabolario. I primi testi ad essere spogliati furono quelli volgari delle Tre Corone, seguiti da altri testi fiorentini, per lo più letterari, del Trecento e da autori più recenti come Francesco Berni, Niccolò Machiavelli, Pietro Bembo, Giovanni della Casa, Ludovico Ariosto e lo stesso Salviati. L’aperto fiorentinismo arcaizzante proposto dal Vocabolario, che, quando apparve nel 1612, suscitò immediatamente grandi dispute, destinate a durare fino alla fine dell’Ottocento, ebbe tuttavia il merito di codificare per secoli, in un’Italia politicamente e linguisticamente divisa, un idioma comune, realizzando uno strumento indispensabile per tutti coloro che volevano scrivere in buon italiano.

Il Vocabolario ebbe grande fortuna in tutta Europa e fu preso a modello dalle altre accademie europee nella redazione dei vocabolari delle rispettive lingue nazionali: Dictionnaire de la langue françoise (1694), Diccionario de la lengua castellana (1726-1739), Dictionary of the English Language di Samuel Johnson (1755), Deutsches Wörterbuch dei fratelli Grimm (1854).

La seconda edizione del Vocabolario apparve a Venezia nel 1623, a cura di Bastiano de’ Rossi, senza sostanziali modifiche o aggiunte rispetto alla prima. La terza edizione, uscita nel 1691 a Firenze in tre volumi, ebbe una lunga gestazione (i lavori iniziarono nel 1648) e contiene per la prima volta termini tecnici di arti e mestieri. La quarta edizione del Vocabolario della Crusca fu stampata a Firenze da Domenico Maria Manni in sei volumi, dal 1729 al 1738.

 

Descrizione fisica. Un volume in folio di pp. (28), 960, (104). Sul frontespizio grande calcografia raffigurante l’impresa dell’Accademia della Crusca. Testo stampato su due colonne entro riquadratura.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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