Forse la prima grossa vendita della mia da poco aperta libreria fu quella della collezione completa, in prima tiratura, delle centoventisette vedute romane incise da Piranesi, che diedi al maggior raccoglitore di stampe di allora a Milano, l’avvocato Maino, e avevo acquistato, su consiglio di Lamberto Vitali, da Elfo Pozzi della libreria Mediolanum, allora in via dei Bossi, fondata da suo padre, Ernesto, che dovette abbandonare il posto di giornalista all’?Avanti!? per via della soppressione a opera del fascismo.
Dopo la scomparsa di Elfo, compagno di studi al Parini di mio fratello Giorgio, e più tardi mio buon amico, la libreria è retta con perizia dal figlio Luca. Il maggior fornitore dell’amico Elfo – che amava studiare a fondo i molti libri per lo più antichi che gli passavano per le mani, senza mai desistere dalla ricerca – fu un certo Sartoni, di cui un fratello, o cugino, aveva una piccola libreria in rue de Seine a Parigi; più che libraio, sensale di campagna, mezzo fattore, di Marradi come Dino Campana, ma, a differenza del famoso poeta, senza lettere.
Non ricordo di averlo personalmente conosciuto, o forse appena, data la sua stretta fedeltà a Pozzi, se non per l’odore vagamente di stallatico che lasciava dietro di se nelle sue visite alla Mediolanum. Oltre che di stallatico anche di tartufi che portava sempre in omaggio al suo maggior cliente e finanziatore, poiché Pozzi doveva in qualche caso anticipargli gli acquisti futuri, data la sua passione per il gioco, e spesso gli capitava di perdere. Girava nella sua Romagna, in Emilia, in Toscana, insomma nei luoghi dove aveva attivato una rete di relazioni con altri sensali, fattori, antiquari e robivecchi.
Senza cultura, o quasi, e ancor oggi ricordato dai più anziani tra gli antiquari di libri per avere comprato e per pochi soldi dal maggior antiquario di allora, il famoso De Marinis, un lotto di libri da lui scartato, tra cui una Bibbia del tardo Quattrocento, forse incompleta, piena, nei margini, di postille in inchiostro di mano contemporanea. Se non aveva cultura, Sartoni era un uomo di intelligenza acuta e vivace e le postille – non so quanta verità ci sia in quel che mi è stato più volte e da più parti raccontato – gli parvero assai simili per la grafia ad altre che aveva visto di mano di Gerolamo Savonarola.
Sartoni si mise in mente che le postille fossero del grande frate predicatore, tra l’altro studioso della Bibbia che aveva l’abitudine di citare enfaticamente nelle sue famose prediche. Sartoni girò l’Italia, consultando paleografi e studiosi del Savonarola. Pare che, nonostante qualche smentita e qualche conferma – come quella, autorevole, di Aldo Olschki, mi segnala il figlio Alessandro –, rimanesse della sua idea.
Non so che fine abbia fatto la Bibbia, né posso chiederlo all’ostinato giocatore che al posto della roulette aveva puntato disperatamente, non religiosamente, sulla quattrocentesca Bibbia, che magari si trova oggi conservata sotto vetro in qualche famosa biblioteca.
Alberto Vigevani
La febbre dei libri
Memorie di un libraio bibliofilo
Sellerio editore - Palermo