L’Associazione Librai Antiquari d’Italia (A.L.A.I.) nasce a Milano nell’autunno del 1947 come “Circolo dei Librai Antiquari” ad opera di una ventina di qualificati professionisti, non solo titolari di illustri librerie antiquarie ma anche raffinati studiosi e uomini di cultura - basti citare Erard Aeschlimann, Mario Armanni, Cesare Holschki e lo scrittore Alberto Vigevani. Era più un gruppo di amici che una associazione professionale, e la loro iniziativa serviva soprattutto a stringere relazioni amichevoli e di scambio di informazioni fra librai e con il mondo istituzionale. Secondo la stessa prospettiva, ma sul piano internazionale, veniva fondata a Copenaghen, nel settembre del 1948, la League Internationale de la Librairie Ancienne (L.I.L.A. o I.L.A.B. International League of Antiquarian Booksellers, secondo la denominazione inglese), a cui l’A.L.A.I. concorse, rappresentando l’Italia in un consesso di 10 nazioni: Inghilterra, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Olanda, Norvegia, Svezia e Svizzera.
La natura internazionale dell’Associazione sta alla base delle regole di comportamento fissate nella Raccolta di Usi e Consuetudini a cui devono fare riferimento i diversi statuti delle associazioni nazionali. Più che del rispetto di codici e codicilli si tratta di un habitus mentale: il libraio antiquario è tenuto a comportarsi in modo irreprensibile dal punto di vista professionale e a cercare sempre, nell’eventualità di dispute, un accordo ragionevole, un gentlemen agreement. L’I.L.A.B. conta oggi circa 2000 membri, di cui circa 120 sono i librai italiani iscitti all’A.L.A.I. Fra questi duemila si trovano le migliori e più illustri librerie al mondo: questa dimensione per certi versi esclusiva si sottrae alle leggi del “mercato” o quantomeno ne crea uno affatto particolare. Innanzitutto i prezzi non oscillano ma aumentano costantemente mano a mano che i libri escono dal circuito della compravendita, c’è poi un continuo processo di valorizzazione del patrimonio librario ancora trascurato (tipico è il caso della valorizzazione dei libri del Novecento e della conseguente creazione di diversi collezionismi, iniziata a partire dagli anni Ottanta e tuttora in corso); infine c’è il libraio antiquario, con le sue competenze e i suoi gusti, che pur tenendo conto dei prezzi fatti da altri, non perderà occasione di metterci del suo, di differenziarsi. Il mestiere di libraio antiquario presuppone una passione che va ben oltre il valore economico dell’oggetto, una cura nella ricerca, nella conservazione, nella rivalutazione di quanto ancora è poco noto o dimenticato, che non ha un corrispettivo economico: il libraio non smette di essere tale quando chiude la sua libreria e ritorna a casa. Il tempo del suo lavoro è la sua stessa vita. Librai si è sempre e per sempre, con l’abitudine alla precisione nelle informazioni e alla ricerca bibliografica, la necessaria erudizione, un sapere a cui oggi si è sempre più disabituati. Tuttavia i librai antiquari non esisterebbero se non ci fosse chi compra i loro libri: bibliofili e collezionisti, studiosi, istituzioni pubbliche e private. Nei compratori c’è la stessa passione dei venditori ed è la ragione per la quale è inevitabile che si stabiliscano sovente rapporti molto forti, a volte di amicizia a volte di gelosia: i libri scatenano emozioni difficilmente comprensibili per chi non le vive direttamente. Identica passione anima tanti soprintendenti, bibliotecari e direttori di musei che cercando nei cataloghi dei librai trovano i pezzi con cui arricchiscono le collezioni pubbliche, rendendo al paese un servizio tanto oscuro quanto fondamentale per la conservazione della memoria storica e artistica. Ecco perché ridurre l’antiquariato librario a un fatto di mercato appare veramente riduttivo. Così come favoleggiare di enormi guadagni, come se l’attività del libraio antiquario fosse un’attività da milionari. A parte rarissime eccezioni, la realtà quotidiana è che la gran parte dei prezzi per i libri antichi e rari in circolazione varia dai 50 ai 3000 euro, e tanto più facilmente si potrà verificare questa realtà attraverso Internet, compulsando i numerosi motori di ricerca librari. Internet che sta modificando rapidamente la natura del nostro lavoro, perché è cambiata la natura stessa del libro: non più strumento di diffusione del sapere, ormai sostituito dal libro elettronico e dalla Rete stessa come serbatoio di informazioni, ma il libro come oggetto, proiettato in una dimensione più estetica che intellettuale: un oggetto meraviglioso per il cui tramite, una preziosa legatura, un autografo, i caratteri tipografici, l’odore della carta, viviamo due, tre, cento vite e gustiamo una perfetta felicità.
Paolo Tonini
(da BOOKSHOP, Anno IX n. 73, giugno/luglio 2009)