Nel corso delle ultime settimane mi è accaduto di parlare in due occasioni diverse della bibliofilia, e in entrambi i casi tra il pubblico c'erano molti giovani. Parlare della propria passione bibliofila è difficile.
Se uno colleziona quadri del Rinascimento o porcellane cinesi, chi entra in casa sua rimane estasiato da queste meraviglie. Se invece mostra un libercolo secentesco in dodicesimo, dai fogli arrossati, e dice che coloro che ce l'hanno si contano sulle dita di una mano, il visitatore affretta annoiato il momento del congedo.
La bibliofilia è amore per i libri, ma non necessariamente per il loro contenuto. L'interesse per il contenuto si soddisfa anche andando in biblioteca, mentre il bibliofilo, anche se attento al contenuto, vuole l'oggetto, e che possibilmente sia il primo uscito dai torchi dello stampatore. A tal segno che ci sono bibliofili, che io non approvo ma capisco, i quali - avuto un libro intonso - non ne tagliano le pagine per non violarlo. Per costoro tagliare le pagine al libro raro sarebbe come, per un collezionista di orologi, spaccare la cassa per vedere il meccanismo.
Il bibliofilo non è uno che ama la 'Divina Commedia', è uno che ama quella data edizione e quella data copia della 'Divina Commedia'. Vuole poterla toccare, sfogliare, passare le mani sulla rilegatura. In tal senso 'parla' con il libro in quanto oggetto, per il racconto che il libro fa delle sue origini, della sua storia, delle innumerevoli mani per le quali è passato.
Talora il libro racconta una storia fatta di macchie di pollice, annotazioni a margine, sottolineature, firme sul frontespizio, persino buchi di tarlo, e una storia ancora più bella racconta quando, avendo anche cinquecento anni, le sue pagine fresche e bianche crocchiano ancora sotto le dita.
Ma un libro in quanto oggetto può raccontare una bella storia anche se di anni ne ha solo una cinquantina. Io possiedo una 'Philosophie au Moyen Age' di Gilson dei primi anni Cinquanta, che mi ha accompagnato dai giorni della tesi di laurea a oggi. La carta di quel periodo era infame, ormai il libro va in briciole appena tento di voltarne le pagine. Se esso fosse per me soltanto strumento di lavoro, non avrei che a cercarne una nuova edizione, che si trova a buon mercato. Ma io voglio quella copia, che con la sua fragile vetustà, con le sue sottolineature e note, in colori diversi secondo il periodo di rilettura, mi ricorda i miei anni di formazione, e i seguenti, e che è dunque parte dei miei ricordi.
Questo va raccontato ai giovani, perché di solito si pensa che la bibliofilia sia una passione accessibile soltanto a persone danarose. Ora è vero che vi sono libri antichi che costano milioni (una prima edizione incunabolo della 'Divina Commedia' è stata battuta all'asta qualche anno fa per un miliardo e mezzo di lire), ma l'amore per il libro non riguarda solo i libri antichi ma anche i libri vecchi, che possono essere la prima edizione di un libro di poesia moderna - e c'è chi va alla ricerca di tutti i volumetti della Biblioteca dei Miei Ragazzi di Salani. Anni fa su una bancarella ho trovato la prima edizione del 'Gog' di Papini, rilegata ma conservando la copertina cartacea originale, per 20 euro. È vero che la prima edizione dei 'Canti orfici' di Campana l'ho vista dieci anni fa in catalogo per 7.000 euro (si vede che il poveretto aveva potuto farne stampare poche copie) ma si possono mettere insieme belle raccolte di libri del Novecento rinunciando ogni tanto a una cena in pizzeria.
Andando per bancarelle un mio studente collezionava solo guide turistiche di epoche diverse, e all'inizio pensavo che fosse un'idea bizzarra, ma partendo da quei fascicoli con le fotografie sbiadite lo studente ha poi fatto una bellissima tesi in cui si vedeva come lo sguardo su una data città potesse mutare nel corso degli anni. D'altra parte anche un giovane con poche risorse può ancora imbattersi, tra la fiera di Porta Portese e quella di Sant'Ambrogio, in sedicesimi del Cinque o del Seicento che costano ancora come un paio di belle scarpe da ginnastica e che, senza essere rare, sono capaci di raccontare un'epoca.