Nell’asta di Sotheby’s del 7 dicembre 2011 – accanto alla celebre “first folio” del 1623 di Shakespeare che ha raggiunto il milione e mezzo di sterline – i 'Birds of America' di Audubon sono stati acquistati per oltre 11 milioni di dollari da un anonimo acquirente telefonico. In queste settimane molti sono stati gli articoli che hanno celebrato questa aggiudicazione come il prezzo più caro mai raggiunto da un libro a stampa. Personalmente, ritengo errato considerare un libro questa pur straordinaria impresa editoriale, con le sue grandiose raffigurazioni di uccelli a grandezza naturale impresse nel formato “double elephant-folio”.
Uscita in 87 dispense con 5 tavole ognuna tra il 1827 e il 1838, fu infatti concepita senza le caratteristiche tipiche di un volume per una precisa e poco nota ragione economica: l’opera venne espressamente pubblicata senza corredo di un testo per aggirare una severa legge di Sua Maestà. Audubon sarebbe stato obbligato a omaggiare una decina dei costosissimi esemplari alle biblioteche incluse nel Copyright Act del 1709: la Royal Library (divenuta poi British Library), quelle delle Università di Oxford e Cambridge e del Sion College di Londra, e probabilmente a qualche biblioteca in Scozia, Galles e Irlanda. Il testo fu quindi edito in cinque volumi tra il 1831 e il 1839, con l’ingannevole titolo di Ornithological Biography.
John James Audubon rappresenta una figura mitica nella storia americana – che di miti ha fortemente bisogno – a metà tra l’uomo del Rinascimento e l’Huckleberry Finn di Twain, emblema di quegli avventurieri che formarono la prima classe dirigente americana. Fuggì a Parigi dalla nativa Haiti per evitare la rivolta degli schiavi, ritornò in America per evitare l’arruolamento nell’esercito napoleonico, ed intraprese questo epico viaggio naturalistico lungo il Mississipi, armato di fucile e pennelli, cacciando e facendo impagliare i diversi uccelli per essere più preciso nella loro raffigurazione.
Il Nuovo Mondo non offriva strutture tipografiche per un’impresa editoriale di queste dimensioni e l’autore si rivolse prima a Edimburgo, poi a Londra, dove tramite l’incisore Robert Havell riuscì a pubblicare quasi 200 copie delle 435 tavole con 1.065 figure di 489 specie ornitologiche differenti, alcune delle quali non sono identificabili con quelle attualmente note.
L’esemplare venduto a Londra era stato acquistato da Frederick, secondo Barone di Hesketh (1916-1955), direttamente dall’erede di uno dei sottoscrittori. Ogni singola tavola dei 'Birds of America' sarebbe vendibile a prezzi rilevanti, alcune sopra le 100.000 sterline, ma sarebbe un sacrilegio fare a pezzi una delle 11 copie complete in mani private. E’ da segnalare che nell’inventario ottocentesco dell’Accademia Albertina di Torino figurava un esemplare – sparito chissà quando e per mano di chi – di questa preziosissima opera, evidentemente acquisita come modello per gli studenti di pittura.
Dieci anni fa fece scalpore l’acquisto di un Audubon per 8,8 milioni di dollari da parte del cugino dell’Emiro del Qatar, lo sceicco Saud Al Thani, ora inquisito per peculato e destituito dall'incarico di acquirente per le collezioni dell’Emirato. Problema serio per non poche gallerie londinesi, che hanno in stock opere acquistate a qualsiasi prezzo con la speranza di rivenderle allo sceicco. L’entrata in scena di un collezionista con risorse illimitate provoca in genere effetti destabilizzanti per il mercato dell'arte, creando spesso rialzi fittizi nelle quotazioni, ma evidentemente questa regola non vale per pezzi eccezionali come i 'Birds of America'.