PASOLINI, Pier Paolo (1922-1975). Ragazzi di vita romanzo. Milano, Garzanti, 1955.
PRIMA EDIZIONE. Nell’aprile del 1955 Pasolini consegnò Ragazzi di vita all’editore Livio Garzanti, a quale era stato presentato due anni prima dal poeta Attilio Bertolucci, che della casa editrice milanese era un consulente.
Benché Garzanti conoscesse bene con chi aveva a che fare, dopo la lettura del romanzo fu assalito dal panico e intimò all’autore di censurare alcuni passi ed eliminare tutte le parolacce. Pasolini, che già aveva dovuto autocensurarsi nel 1951 quando pubblicò su “Paragone”, la rivista di Anna Banti, il racconto Ferrobedò, che divenne poi il primo capitolo di Ragazzi di vita, si mise a malincuore al lavoro e rivide completamente lo stile dell’opera.
Garzanti, soddisfatto, pubblicò finalmente il romanzo nel maggio del 1955. Qualche mese dopo cominciarono i primi problemi giudiziari, che culminarono l’anno seguente con il processo per pornografia, dal quale sia l’autore (di cui avevano preso le difese Carlo Bo e Giuseppe Ungaretti) che l’editore uscirono prosciolti. Il romanzo intanto andò esaurito e fu subito più volte ristampato.
In esso Pasolini descrive la povertà, la violenza, ma anche la libertà e la spontaneità del sottoproletariato delle borgate romane dove lui stesso viveva, in contrapposizione al mondo rigidamente falso e perbenista della borghesia. La lingua, intrisa di termini gergali romaneschi, aiuta il lettore a penetrare nel mondo picaresco e primordiale dei giovani protagonisti.
Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna nel 1922. Nel 1942, a causa della guerra, dovette interrompere gli studi di lettere per rifugiarsi nel paese materno di Casarsa in Friuli. Nel 1950, in seguito ad una denuncia per corruzione di minore ed atti osceni in luogo pubblico, decise di lasciare il paesino friulano, dove tutti ormai l’additavano come “il pederasta”.
A Roma, dove giunse con la madre, si sentì subito a suo agio, mescolandosi in mezzo a quella umanità di periferia che non poteva certo scandalizzarsi per i suoi comportamenti e per le sue inclinazioni sessuali. Fino alla tragica morte, Pasolini dovette affrontare processi, esposti e denuncie di ogni genere: per Ragazzi di vita, come si è visto, per Una vita violenta (1959) e soprattutto per i film (Teorema , Accattone , Decameron , I racconti di Canterbury, ecc.).
Sensibilità acutissima al limite fra mondo contadino, di cui si fece sostenitore, e mondo moderno, egli fu tra i primi ad accorgersi delle gravi conseguenze culturali prodotte dalla repentina distruzione delle campagne e criticò con straordinaria lucidità e anticipo sui tempi il consumismo e la massificazione mediatica della società. Pasolini, che aveva esordito con una raccolta poetica in friulano (Poesie a Casarsa, 1942), passando per il romanzo e la saggistica (Passione e ideologia, 1960), finì per prediligere il cinema come mezzo espressivo più idoneo a rappresentare il suo messaggio.
Descrizione fisica. Un volume in 8vo piccolo di pp. 285. Tela editoriale con sovraccoperta a colori con ritratto fotografico dell’autore.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010