Italian Classics
Il fondatore dello spazialismo - 1946

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

Il fondatore dello spazialismo - 1946

FONTANA, Lucio (1899-1968).  Manifiesto blanco. [Buenos Aires, 1946].

 

PRIMA EDIZIONE di questo celebre manifesto d’avanguardia, che fu ideato da Lucio Fontana insieme agli allievi dell’Accademia Altamira di Buenos Aires, da lui stesso fondata. Esso recupera tematiche care al futurismo e al surrealismo e costituisce il primo e il più importante dei manifesti sullo spazialismo ideati da Fontana.

Invocando un rinnovamento totale, il Manifiesto non si limita a proclamare una rivoluzione estetica, ma propone anche uno stravolgimento sociale attraverso il passaggio da una civiltà agricola e tradizionale ad una nuova civiltà industriale. Constatando che l’arte si trova in un periodo di latenza, il Manifiesto prende in esame vari periodi storico-artistici, giungendo alla conclusione che il Barocco sia quello più vicino allo spirito dinamico moderno.

Rispetto al futurismo, Fontana sottolinea l’importanza dell’inconscio, unico vero motore creativo dell’uomo. L’automatismo grafico, da lui sperimentato, e l’attenzione data al fruitore dell’opera d’arte, esplicita negli Ambienti Spaziali da lui creati a Milano negli anni seguenti, sono un corollario di questo approccio subcosciente all’attività artistica. Lucio Fontana nacque in Argentina a Rosario di Santa Fè, dove il padre, scultore, viveva da una decina di anni. Trasferitosi a Milano per frequentare la scuola elementare, cominciò a dieci anni il suo apprendistato artistico nella bottega paterna. Arruolatosi come volontario nella prima guerra mondiale, fu ferito e congedato con onore. Dopo il diploma, nel 1921 fece ritorno in Argentina e aprì una propria bottega nella sua città natale. Nel 1928, di nuovo a Milano, s’iscrisse all’Accademia di Brera per seguire i corsi di Adolfo Wildt. Negli anni seguenti partecipò come scultore alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, espose in alcune gallerie italiane e francesi e prese parte a vari concorsi.

All’inizio del 1940 partì per Buenos Aires, dove fu nominato professore di modellato alla Scuola di Belle Arti e nel 1946 fondò, insieme ad altri, una scuola d’arte privata, l’Accademia di Altamira, destinata a diventare un importante centro di promozione culturale. Nel 1947, dopo il rientro a Milano, Fontana fondò il “Movimento spaziale”, pubblicando, nel giro di pochi anni, il Primo e il Secondo Manifesto dello Spazialismo, la Proposta di un regolamento del Movimento Spaziale, il Manifesto tecnico dello Spazialismo, il Manifesto dell’Arte Spaziale e il Manifesto del Movimento Spaziale per la Televisione, che recuperano in gran parte le idee già espresse nel Manifiesto Blanco.

Riprese poi l’attività di ceramista, che aveva cominciato ad Albisola negli anni Trenta. Nel 1949 eseguì le prime tele con fori e tagli, i così detti “Concetti Spaziali” e “Tagli”, che faranno la sua fortuna.

Pur continuando ad essere invitato alle varie kermesses artistiche italiane, fu solo nel 1952, presso la Galleria del Naviglio di Milano, che Fontana espose per la prima volta in numero consistente le sue opere spaziali. La sua fama, in patria e all’estro, crebbe notevolmente. Negli stessi anni realizzò sculture in ferro su gambo e in terracotta, note come “Nature”.

Negli anni ‘60, dopo un viaggio a New York, eseguì una serie di opere su lastre di metallo. Tra il 1964 e il 1966 creò i “Teatrini”, ossia cornici in legno che racchiudono tele monocrome forate. Sempre grazie ai “Tagli”, nel 1966, vinse il primo premio per la pittura alla XXXIII Biennale di Venezia. Morì a Comabbio, paese d’origine della sua famiglia, il 7 settembre del 1968.

 

Descrizione fisica. Un opuscolo in 4to (cm 28x22 circa) di cc. 4 non numerate.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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