SVEVO, Italo (1861-1928). La coscienza di Zeno. Bologna, Licinio Cappelli editore, (maggio 1923).
PRIMA EDIZIONE dell’ultimo e più celebre romanzo di Italo Svevo, quello che gli diede quella notorietà letteraria che aveva cercato per tutta la vita.
Attraverso la narrazione delle vicende personali e delle piccole nevrosi del protagonista Zeno Cosini, Svevo per primo introdusse nella nostra letteratura un nuovo approccio introspettivo, senz’altro influenzato dalle teorie psicanalitiche che in quegl’anni facevano il loro ingresso in Italia proprio attraverso l’austriaca Trieste.
Di padre ungherese e madre ebrea friulana, il triestino Italo Svevo, che si chiamava in realtà Ettore Schmitz, compì gli studi liceali in lingua tedesca. L’italiano, con il quale preferì scrivere anche per ragioni patriottiche, gli risultò sempre un po’ ostico. A seguito del fallimento del padre, per mantenersi entrò a lavorare a diciotto anni nella filiale di una banca viennese.
Nel 1893 pubblicò a sue spese il primo romanzo, Una vita, che passò del tutto inosservato. Stessa sorte toccò anche al secondo, Senilità, del 1898. Negli anni seguenti, accantonate le ambizioni letterarie, cominciò a lavorare per l’azienda della moglie, Livia Veneziani. Nel 1905, grazie all’amicizia con un giovane professore di inglese della Berlitz School, che di nome faceva James Joyce, Svevo riacquistò un po’ di fiducia nelle sue qualità letterarie. A Joyce, che ancora non aveva pubblicato le sue opere più celebri, sottopose Senilità, ricavandone grandi elogi.
L’interessamento dello scrittore irlandese si rivelò fondamentale anche all’indomani della pubblicazione de La coscienza di Zeno, che era subito caduto nell’oblio come i due precedenti romanzi. Da Parigi, dove dopo la pubblicazione di Ulysses (1922) era divenuto una celebrità, Joyce aiutò la promozione del libro e l’eco del successo francese arrivò alcuni anni dopo anche nella sonnolenta Italia. Il primo critico italiano a capire la grandezza di Svevo fu Giacomo Debenedetti, che gli dedicherà numerosi saggi.
Grazie alla nuova popolarità acquisita, Svevo negli ultimi anni ebbe anche la soddisfazione di vedere ristampato Senilità. Ma la gioia durò solo qualche anno, perché il 13 settembre del 1928 morì a causa di un incidente automobilistico.
Descrizione fisica. Un volume in 16mo grande di pp. 519. Brossura editoriale. L’edizione, stampata a spese dell’autore, fu tirata a 1500 esemplari non numerati.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010