BODONI, Giambattista (1740-1813). Manuale tipografico. Parma, Presso la Vedova, 1818.
EDIZIONE DEFINITIVA, apparsa postuma per le cure della vedova Bodoni, del più importante documento tecnico della tipografia moderna, che riassume e supera per completezza e bellezza tutti i manuali tipografici stampati fino a quella data.
Il Manuale tipografico di Bodoni travalica tuttavia i confini specialistici per elevarsi al rango di opera dello spirito, non solo per i significativi discorsi programmatici della vedova e dello stesso Bodoni che aprono il primo volume, ma anche per l’alto valore culturale e paradigmatico che rivestono le pagine di specimina, grazie alla loro straordinaria semplicità e al loro rigore neoclassico.
La prefazione del Bodoni, divenuta un vero e proprio classico sull’arte tipografica e tradotta in varie lingue, tratta di estetica con particolare riferimento ai rapporti tra ornamentazione e tipografia; spiega quindi con chiarezza le operazioni di spaziatura ed allineamento; discute della scelta della carta e dell’inchiostro; parla infine dei «progressi dell’Arte».
Il Manuale fu quasi interamente preparato dal Bodoni e, dopo la sua morte, venne completato e dato alle stampe dal fedele proto Luigi Orsi, sotto la supervisione della moglie Paola Margherita dall’Aglio. Comprende in totale duecentottantacinque differenti caratteri: il primo volume contiene gli alfabeti latini tondi e corsivi, i cancellereschi e le maiuscole, mentre nel secondo volume vi sono i caratteri esotici, i fregi, le notazioni musicali e i segni matematici.
Giambattista Bodoni, piemontese di Saluzzo, apprese il mestiere nella modesta bottega del padre. A diciotto anni si trasferì a Roma, dove cominciò a lavorare presso la tipografia apostolica “De propaganda fide”, come addetto agli alfabeti esotici. Contemporaneamente seguì un corso di lingue orientali presso la Sapienza. In occasione della stampa dell’alfabeto tibetano del padre Agostino Giorgi e del Pontificale copto-arabo, egli fu incaricato per la prima volta di fondere dei punzoni di sua creazione.
Nel 1766 Bodoni lasciò Roma con l’intento di raggiungere l’Inghilterra, ma a causa di una malattia fu costretto a rimanere in Piemonte. Nel 1768 fu chiamato a dirigere la Stamperia Reale di Parma, che era stata fondata poco tempo prima. Nel 1791 ottenne il permesso dal duca di Parma di aprire parallelamente un proprio atelier. Nel 1806 prese parte a Parigi all’Exposition de l’Industrie Nationale. Morì a Parma il 30 novembre del 1813.
Il Manuale tipografico fu da lui pensato come una sorta di testamento artistico della sua lunga e venerata carriera. Nessun altro tipografo conobbe in vita e dopo la morte altrettanti riconoscimenti materiali e morali. Egli stampò Parini, Monti e Pindemonte e fu ammirato dall’Alfieri, dal Foscolo, dal Botta e dal Tiraboschi. La sua eredità è straordinaria. Oltre al celebre carattere “bodoni”, che fu uno dei primi impiegati per la composizione meccanica, i suoi modelli furono imitati per generazioni, fino alla consacrazione attribuitagli nel Novecento da G. Mardersteig con la sua Officina Bodoni.
Descrizione fisica. Due volumi in 4to grande. Vol. I: pp. (14), XXVII, 1 bianca, LXXII, cc. (2), 265, pp. 266-267; vol. II: cc. (2), 275 (3 della quali a doppia grandezza recanti notazioni musicali), pp. 276-279. In antiporta del primo volume ritratto fuori testo di Bodoni inciso da Francesco Rosaspina da un dipinto di Andrea Appiani. Le carte sono stampate solo sul recto. L’edizione fu tirata a 150 esemplari.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010