BOSCOVICH, Ruggero Giuseppe (1711-1787). Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium. Vienna, Leopold Johann Kaliwoda, [1758].
PRIMA EDIZIONE. L’opera fu composta da Boscovich durante il suo soggiorno viennese e fu da lui affidata a Karl Scherffer, che la pubblicò dopo la sua partenza nell’agosto del 1758. Ristampata nel 1759, essa fu corretta ed ampliata e data nuovamente alle stampe a Venezia nel 1763.
Partendo dalle teorie di Newton e Leibnitz, Boscovich si pose l’obiettivo di ricondurre tutti i fenomeni naturali sotto un’unica legge. Egli postula l’esistenza di «punti metafisici», o atomi, dotati di massa, ma privi di estensione, i quali sono circondati da campi di forza, negativi o positivi, in grado di esercitare forze attrattive o repulsive. Sulla base di questa legge, da lui geometricamente visualizzata per mezzo di una curva asintotica, egli affronta poi tutti i fenomeni chimici, elettrici e magnetici, passando dal microscopico al macroscopico.
Grazie alla sua opera, Boscovich fu molto apprezzato da J.-J. Lalande, P.-S. Laplace, A.-M. Ampère, J.-L. Gay-Lussac, M. Faraday, H. von Helmholtz, H.R. Hertz e Lord Kelvin, che lo ritennero un precursore della teoria atomica moderna.
Ruggero Boscovich (Josip Ruder) nacque a Dubrovnik, allora chiamata Ragusa, da padre serbo e madre di origine bergamasca. Compiuti i primi studi presso il Collegium Ragusinum, diretto da due gesuiti italiani, nel 1725 fu mandato come novizio presso il collegio romano di S. Andrea delle Fratte. Tre anni dopo passò al Collegio Romano. Com’era prassi, affiancò allo studio l’attività di insegnante, prima a Fermo, quindi presso lo stesso Collegio Romano, dove assunse la cattedra di logica e matematica che era stata del suo maestro, O. Borgondio.
Negli anni seguenti pubblicò svariate dissertazioni fisico-matematiche ed astronomiche, che ne fecero il maggior sostenitore del newtonianismo all’interno del suo Ordine. Nel 1744, quando prese gli ordini e fece il suo ingresso in Arcadia, Boscovich era già uno scienziato di fama europea e godeva della protezione del cardinale Silvio Valenti Gonzaga. Nel 1746 divenne membro dell’Accademia di Bologna e nel ’48 dell’Académie Française. Tra il 1750 e il 1752 compì vari rilevamenti geodetici con il duplice scopo di stendere una mappa del territorio dello Stato Pontificio e di misurare l’arco di meridiano tra Roma e Rimini.
Nel 1757, probabilmente in seguito ad attriti avuti con alcuni confratelli, Boscovich venne gradualmente allontanato dall’insegnamento ed impiegato solo per missioni diplomatiche. In quell’anno egli fu a Vienna come rappresentante dei Lucchesi in una vertenza su certi lavori idraulici contro i Fiorentini, che avevano mandato come loro esperto padre Leonardo Ximenes. Il suo soggiorno presso la corte asburgica si protrasse per oltre un anno.
Nel 1759 visitò Parigi, frequentò Versailles e conobbe gli enciclopedisti, dai quali lo divideva una reciproca ostilità. Nel 1760 giunse in Inghilterra, dove fu ben accolto dal mondo scientifico anglosassone e l’anno seguente fu fatto membro della Royal Society. Nel 1761 fu inviato dall’illustre istituzione inglese a Costantinopoli per assistere al transito di Venere previsto per il settembre di quell’anno. Boscovich arrivò troppo tardi, ma si trattenne sul Bosforo per oltre sei mesi, quindi nel ’62, diretto a San Pietroburgo, raggiunse Varsavia. Nel 1763 era di nuovo a Roma.
Nel 1764 fu nominato professore di matematica ed astronomia presso l’Università di Pavia e intraprese la costruzione del nuovo osservatorio di Brera, di cui fu nominato direttore. Nel 1768 fu trasferito alle Scuole Palatine di Milano. Nel 1773, anno della soppressione del suo Ordine, in seguito alle manovre ordite a suo danno da alcuni confratelli, si dimise da tutte le cariche, depose l’abito e si trasferì a Parigi, ottenendo un posto nell’ambito della marina.
Nel 1782 Boscovich fece ritorno in Italia, dove spese i suoi ultimi anni tra Pescia, Firenze e Bassano, prima di morire a Milano nel febbraio del 1787.
Descrizione fisica. Un volume in 4to di pp. (28), 322, (2), 16, (4) e IV tavole calcografiche fuori testo ripiegate.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010