Italian Classics
La riforma del sistema tirbutario - 1743

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

La riforma del sistema tirbutario - 1743

BROGGIA, Carlo Antonio (1698-1767). Trattato de’ tributi, delle monete, e del governo politico della sanità, opera di stato, e di commercio, di polizia, e di finanza. Napoli, Pietro Palombo, 1743.

 

PRIMA EDIZIONE del primo trattato metodico sui tributi. L’opera si compone di tre parti: la prima è dedicata all’analisi del sistema tributario, la seconda a quello monetario, la terza all’organizzazione igienico-sanitaria dello stato. Nella prima parte, di gran lunga la più significativa ed originale, Broggia propone una riforma fiscale basata su criteri di maggior equità da porsi in relazione alle effettive capacità contributive dei singoli. Egli suddivide le entrate in dazi sul trasporto dei beni mobili e in imposte sui capitali prestati e sui beni immobili (terreni e fabbricati), avanzando suggerimenti per una rettifica dei censimenti e del catasto che si andavano facendo proprio in quegl’anni. Egli esclude dalla tassazione i redditi più bassi e in certa misura anche i contadini. È inoltre contrario ai monopoli, alle primogeniture, agli appalti di imposte e al mantenimento dei porti franchi.

La sue teorie estremamente innovative, che anticipano per molti versi quelle dei fisiocratici francesi, non riscossero tuttavia il successo che l’autore si auspicava e furono introdotte nelle amministrazioni statali solamente nel secolo successivo.

Il napoletano Carlo Broggia si trasferì in giovane età a Venezia presso uno zio parroco. Nel 1720 fece ritorno a Napoli, dove continuò la sua attività di commerciante “aromatarius”, ossia di drogheria. Di salute cagionevole, per tutta la vita si dedicò con passione allo studio, cercando sempre di tenersi aggiornato sulle nuove pubblicazioni che uscivano in Europa in campo filosofico, economico e scientifico.

In stretti rapporti epistolari con L.A. Muratori, ambì invano per molti anni ad entrare nel governo del regno. I suoi scritti polemici al contrario gli causarono una condanna all’esilio, che scontò nell’isola di Pantelleria. Rientrato a Napoli nel 1761, continuò ad occuparsi dei problemi del suo tempo. Pur venendo a volte interpellato dal ministro Bernardo Tanucci e da alti funzionari di paesi stranieri, fu sempre al margine della vita politica del suo paese. Morì a Napoli nel settembre del 1767.

 

Descrizione fisica. Un volume in 8vo di pp. (14), XVIII, 572, (4).

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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