Arte, poesia e carte perdute
Non era una galleria, era un negozio: così lo aveva definito Stefan Eins, trasferitosi da Vienna a New York nel 1967, esortando gli amici a esporvi le proprie creazioni a prezzi convenienti: il 3 Mercer Street Store a New York, dal nome della via in cui si trovava. Oggetti, video, performances, ma anche uno spazio di socialità dove mangiare e bere cose buone in compagnia, discutere, incontrarsi. Eppure proprio quelle tracce nella loro labilità aprono spazi per l’immaginazione: un piede di porco apre porte e tombe, per rubare o anche liberare, mirabile applicazione di una legge fisica, o l’uccellino modello Leonardo Da Vinci che sbatte le ali, o le poesie condite con le cipolle... Del resto erano gli anni Settanta.
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It wasn’t a gallery, it was a shop: this is how Stefan Eins, moved from Vienna to New York in 1967, described it, urging his friends to display their creations there at affordable prices: the 3 Mercer Street Store in New York, from the name of the street where it was located. Objects, videos, performances, but also a social space where you can eat and drink good things together, discuss and meet. Yet precisely those traces in their transience open up spaces for the imagination: a crowbar opens doors and tombs, to steal or even free, admirable application of a physical law, or Leonardo Da Vinci’s model bird flapping its wings, or poems seasoned with onions... After all, it was Seventies.
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