In ricordo di Arturo Pregliasco
Arturo Pregliasco è stato soprattutto un libraio, ma direi ‘il’ libraio, di quelli che segnano la propria generazione, e lasciandoci, come ultimo atto, ne decretano la fine, apponendo il proprio sigillo di chiusura ad un periodo, da molti definito come l’età dell’oro, purtroppo già tramontato da tempo.
La statura, non solo nella professione, l’aspetto elegante ed il portamento signorile, uniti ai suoi completi blu, all’immancabile cravatta, ai capelli brizzolati e poi candidi, gli conferivano una presenza scenica che lo rendeva riconoscibile in qualsiasi luogo e momento, o meglio inconfondibile, specie quando faceva il suo ingresso in una mostra, o più spesso in una sala d’asta, accompagnato dal lieve brusio o muover di teste che ne segnalavano l’arrivo.
Il tratto gentile e charmant, la conversazione colta e brillante ed il sorriso dei momenti conviviali a cui amava concedersi dopo il lavoro, non dovevano però trarre in inganno, poiché Arturo era quanto di più lontano potesse esistere dal libraio docile, bonaccione ma a tratti un po' burbero di certa letteratura, essendo al contrario molto deciso, sempre presente a se stesso, all’occorrenza duro e
tranchant sul lavoro, ma contemporaneamente capace di slanci di generosità.
Nelle trattative commerciali conciliante ma fermo al tempo stesso, pur disposto a parlare e ad ascoltare, amava mettere in chiaro, verbalmente, o con uno sguardo, che alla fine sarebbe stata comunque la ‘sua’ decisione a sciogliere il nodo, e non ci sarebbe stato appello per nessuno, e del resto la fierezza era una delle sue caratteristiche più evidenti.
Si può dire che ogni aspetto del suo carattere trovasse spazio e modo di esprimersi perfettamente tramite i suoi occhi – azzurrissimi – capaci di uno sguardo davanti al quale era impossibile barare, o da cui solo cercare di sottrarsi.
Grande entusiasta del proprio lavoro, e fornito come pochi dell’orgoglio della professione, ha mirabilmente incarnato il ‘volli, sempre volli, fortissimamente volli’ di alfieriana memoria, unendo alla volontà la missione di diffondere e di far conoscere la realtà di questo mestiere.
Arturo fu il primo libraio antiquario italiano a partecipare a fiere del libro all’estero - nel 1967, oltre mezzo secolo fa - indicando la strada a quelli che lo hanno seguito, scelta questa di sicura ispirazione per ognuno di noi, primo fra tutti il figlio Umberto, che ne ha ereditato valori e conoscenza.
Va inoltre da sé che il catalogo che porta il suo nome ha sempre costituito un punto di riferimento con cui confrontarsi,
erga omnes, fossero essi colleghi o collezionisti, i primi per beneficiare indirettamente delle sue valutazioni, ed i secondi per sentirsi confortati nel valore dei propri acquisti.
Si può dire che il catalogo Pregliasco abbia costituito il ‘benchmark’ del mercato librario, ben prima che questo termine fosse diffuso, e ampiamente abusato ai tempi nostri.
Raffinato bibliofilo ma amante del libro a tutto tondo, interessato con passione anche a intere biblioteche seppur non ricche di opere preziose, ha sempre cercato di aiutare i colleghi ed i collezionisti che a lui si rivolgevano, non solo con utili consigli ma pragmaticamente con sconti e varie facilitazioni.
A tal proposito, mi piace ricordare che da Arturo acquistai nel 1990 il mio primo libro antico (che conservo ancora), una storia locale del paese dove sono nato, indicatomi da un amico che lo aveva notato sul catalogo Pregliasco; rammento che chiamai per sapere se fosse disponibile, un po' timoroso per l’esiguità dell’opera rispetto all’importanza di molte altre del catalogo, e prese la chiamata Arturo in persona, che in modo gentile ed asciutto concesse al sottoscritto signor nessuno uno sconto più che amichevole, e persino la possibilità di pagare al ricevimento del libro con bollettino postale, in totale fiducia. Accorgendosi del mio stupore, mi liquidò con un disarmante “Se per caso non dovesse pagare, vorrà dire che mi sono sbagliato, e pazienza”.
I ricordi che ho di lui degli ultimi anni lo vedono alla sua scrivania tentando di leggere con la lente un catalogo d’asta, indomito anche se ormai con la vista ridottissima, e addirittura partecipandovi
online assistito dal paziente nipote Francesco, poiché la fame di libri non gli era ancora venuta a meno.
“Amor librorum nos unit” recita il motto della ILAB, e si può dire senza alcun dubbio che l’amore per i libri ha forgiato l’intera esistenza di Arturo, unendolo indissolubilmente ai tanti colleghi, bibliotecari, collezionisti e bibliofili che in questi giorni da ogni parte del mondo,
east and west, testimoniano commossi il ricordo che di lui porteranno sempre dentro di sé.
Paolo Rambaldi