MONTANARI, Geminiano (1633-1687). Icon lunaris , in: “Cornelio Malvasia, Ephemerides novissimae motuum coelestium”, Modena, Andrea Cassiani, a spese dell’autore, 1662.
PRIMA EDIZIONE delle efemeridi del nobile bolognese Cornelio Malvasia, nelle quali quest’ultimo incluse la selenografia di Geminiano Montanari.
Si tratta di una delle migliori carte lunari realizzate fino a quel momento. Montanari cominciò i suoi rilevamenti il 15 ottobre del 1662, circa tre giorni e mezzo dopo il novilunio, preferendo aspettare che si attenuasse l’eccessivo chiarore del plenilunio, a causa del quale a suo avviso si sarebbero persi molti dettagli.
Come prima cosa, grazie ad un reticolo opportunamente inserito nel cannocchiale da ventiquattro palmi, calcolò il diametro lunare. Quindi sostituì il reticolo con un altro studiato per dividere esattamente in nove intervalli, su entrambi gli assi, il disco lunare. In questo modo la luna gli appariva attraverso un fitto reticolato di ottantuno quadratini.
Su di un foglio di carta di grande formato, dove aveva in precedenza tracciato un cerchio di trentotto centimetri di diametro, sovrappose un reticolato di altrettanti quadratini e cominciò a tratteggiare la cartografia lunare.
La carta del Montanari, oltre che per l’accuratezza, si segnala per lo stile analitico, quasi geometrico, lontano dal gusto un po’ fantasioso dei suoi predecessori.
Geminiano Montanari nacque a Modena nel 1633. Ebbe un’infanzia ed un’adolescenza piuttosto turbolente. Nel 1653 fu mandato a studiare legge a Firenze, ma dopo tre anni, inguaiatosi in una relazione con una nobildonna, fu costretto a riparare per alcuni mesi a Grosseto.
Successivamente fu invitato a recarsi a Vienna e a Salisburgo, dove si laureò in legge e cominciò a praticare la professione forense. Nella capitale asburgica conobbe Paolo Del Buono, corrispondente dell’Accademia del Cimento e direttore della zecca imperiale, che lo introdusse allo studio della matematica e delle scienze naturali.
Nel 1657 Montanari accompagnò Del Buono in un viaggio che lo portò a visitare le miniere della Stiria, della Boemia e dell’alta Ungheria. Poco dopo egli fece ritorno a Modena, entrando al servizio del duca Alfonso IV d’Este.
Nel 1661 conobbe Cornelio Malvasia, comandante delle milizie ducali e grande appassionato di astronomia: era stato lui nel 1650 a segnalare al Senato bolognese il giovane Gian Domenico Cassini, che lavorava allora presso il suo osservatorio di Panzano, vicino Castelfranco Emilia.
Anche Montanari seguì Malvasia a Panzano e collaborò con lui alla stesura delle sue efemeridi. Malvasia morì nel 1664, dopo essere riuscito ad ottenere per il suo protetto la cattedra di matematica a Bologna. Montanari insegnò per quattordici anni presso l’Archiginnasio e presso l’Accademia della Traccia o Accademia dei Filosofi, da lui stesso fondata.
Nel 1670 si spostò a Padova, dove fu creata appositamente per lui una nuova cattedra di astronomia e meteorologia. La Repubblica di Venezia lo incaricò inoltre di sovrintendere ai corsi d’acqua, alla laguna, alle fortificazioni e all’organizzazione dell’artiglieria. Montanari morì a Padova nel 1687.
Uomo estremamente versatile, abile costruttore di strumenti scientifici, egli si occupò non solo di astronomia, ma anche di balistica, di biologia e di economia.
Descrizione fisica. Un volume in folio di pp. (24, inclusi l’occhietto e l’antiporta), 220, 4 bianche. Con 12 figure a piena pagina nel testo incise in rame da Francesco Stringa. La bella antiporta mostra una figura femminile intenta a compiere delle misurazioni celesti e a dipingere le armi del dedicatario, il cardinale Giulio Sacchetti, il cui ritratto campeggia in alto. La tavola della luna è fuori testo e più volte ripiegata.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010