Italian Classics
Il primo tentativo di classificazione delle nebulose - 1654

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

Il primo tentativo di classificazione delle nebulose - 1654

HODIERNA, Giovanni Battista (1597-1660). De systemate orbis cometici; deque admirandis coeli characteribus, opuscula duo. Palermo, Niccolò Bua, 1654.

 

PRIMA EDIZIONE di questa straordinaria opera pioneristica nel campo dell’osservazione dello spazio profondo.

Il primo opuscolo, sulla scia tracciata da Galileo nel Saggiatore, distingue tra comete, che sono di natura terrestre, e nebulae, definite «lux primogenita», che sono invece di natura stellare.

Il secondo opuscolo, il più interessante, contiene una classificazione e catalogazione delle nebulae in tre classi (luminosae, nebulosae ed occultae) e termina con una discussione di cosmologia teorica che include anche il sistema copernicano. Come Galileo aveva dimostrato che la luminescenza della Via Lattea era determinata dall’addensamento di piccolissime stelle, così Hodierna giunse alla conclusione che tutti gli oggetti nebulari, compresa la Nebulosa di Andromeda che egli riscoprì autonomamente, altro non erano che un’aggregazione di stelle.

G. B. Hodierna (latinizzazione del cognome Dierna con evidente gioco di parole che vuole esprime entusiasmo per l’ “oggi”) nacque a Ragusa il 13 aprile del 1597. Nel 1622 fu ordinato sacerdote a Siracusa. Nel 1628 scrisse Il Nunzio del secolo cristallino (rimasto inedito fino al 1902), in cui esalta l’avvento dei nuovi strumenti ottici e celebra la nascita di un uomo nuovo, lo scienziato moderno, di cui Galilei è il massimo esempio.

Nel contesto della politica spagnola di ripopolamento delle campagne, nel 1637 i fratelli Carlo e Giulio Tomasi (richiamati molti secoli dopo ne Il gattopardo) fondarono nella baronia di Montechiaro la nuova città di Palma (oggi Palma di Montechiaro). Hodierna venne chiamato a prendere parte a questo progetto e, grazie ad un lauto sostegno economico, poté dedicarsi serenamente ai suoi studi. Pochi anni dopo, nel 1645, fu nominato arciprete di Palma.

Malgrado alcuni viaggi a Roma, Napoli e Palermo e nonostante i frequenti rapporti epistolari con scienziati del calibro di Juan Caramuel y Lobckowitz, Athanasius Kircher, Gaspar Schott e negli ultimi anni Christiaan Huygens, Hodierna soffrì per tutta la vita dell’isolamento culturale cui era costretto dal suo decentramento geografico.

Nel 1644 pubblicò a Palermo gli Opuscoli, una raccolta di studi di grande importanza perché contenente le prime illustrazioni a stampa di dissezioni anatomiche condotte al microscopio sull’occhio di mosca, che anticipano di alcuni anni le osservazioni di R. Hooke, M. Malpighi e A. Leeuwenhoek. Nello stesso periodo, su richiesta dell’erpetologo M.A. Severino, scoprì al microscopio la funzione retrattile del dente della vipera (Dentis in Vipera Virulenti anothomia, Palermo, 1644).

Sempre nel 1644 all’interno del suo Archimede redivivo con la stadera del momento pubblicò la prima edizione de La Bilancetta di Galielo Galilei, opera giovanile che l’autore aveva lasciato inedita. Nel 1656 scrisse il De admirandis phasibus in sole et luna visis in risposta ad alcuni quesiti inviategli dal segreatrio di Caramuel, Domenico Plato, in merito all’eclisse solare che si era verificata in quell’anno.

Hodierna si occupò di ottica, fisica, meteorologia, botanica e zoologia, non sempre pubblicando i risultati delle sue ricerche. Costruì personalmente gli strumenti scientifici che utilizzava per le sue osservazioni. In campo astronomico si dedicò allo studio dei satelliti di Giove (Medicaeorum Ephemerides, Palermo, 1656), scoprì tre stelle fisse e andò molto vicino a identificare gli anelli di Saturno.

Curioso osservatore, spregiudicato indagatore, egli fu uno scienziato per certi versi ancora legato a premesse teoriche tradizionali. In parte a causa del suo isolamento geografico, la sua opera, ancora ricercata alla fine del Seicento, cadde nell’oblio per molti secoli fino alla recente riscoperta. La morte lo colse a Palma il 6 aprile del 1660.

 

Descrizione fisica. Due parti in un volume in 4to di pp. (8), 102, (2) + (4), 60, (8). Con illustrazioni xilografiche nel testo. Bianca l’ultima carta della prima e della seconda parte.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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