CABEO, Niccolò (1585-1650). Philosophia magnetica, in qua magnetis natura penitus explicatur, et omnium quae hoc lapide cernuntur, causae propriae afferuntur. Ferrara, Francesco Suzzi, 1629.
PRIMA EDIZIONE di questa importante opera, in cui per la prima volta viene sperimentato e spiegato il fenomeno della repulsione elettrica per mezzo della limatura di ferro, a cui viene accostata dell’ambra eccitata per strofinamento.
Benché accolta sfavorevolmente negli ambienti galileiani per l’anticopernicanesimo dell’autore, la Philosophia magnetica fornisce significativi contributi nell’ambito del magnetismo terrestre ed è ricca di nuove ed accurate esperienze. Nell’introduzione Cabeo sottolinea infatti l’importanza del controllo sperimentale delle teorie scientifiche e mostra di conoscere a fondo le opere dei suoi predecessori, in particolare quelle di Giovanni Battista della Porta, William Gilbert e Leonardo Garzoni, gesuita veneziano i cui scritti sono rimasti inediti.
Cabeo descrive inoltre una sorta di telegrafo magnetico che, attraverso l’uso di aghi magnetici, montati su quadranti alfabetici ed attivati simultaneamente da uno stesso magnete, consentirebbe potenzialmente una comunicazione telegrafica.
Originario di Ferrara, Niccolò Cabeo entrò nel 1602 nella Compagnia di Gesù. Dopo gli studi compiuti presso il collegio di Parma sotto Giuseppe Biancani, insegnò per un certo periodo, quindi dopo il 1622 si dedicò alla predicazione in varie città italiane. Visse a lungo a Mantova e Modena, dove fu al servizio dei Gonzaga e degli Estensi, dai quali fu impiegato anche in qualità di esperto in problemi di idraulica.
Amico del fisico Giovanni Battista Baliani, conosciuto nel 1632 a Genova, e dell’astronomo Giovanni Battista Riccioli, Cabeo compì vari esperimenti sul moto dei gravi e sul pendolo. Nel 1646 pubblicò a Roma un commento in quattro volumi alle Meteore di Aristotele. Morì nel 1650, poco dopo aver conseguito la cattedra di matematica presso il collegio gesuitico di Genova.
Descrizione fisica. Un volume in folio di pp. (16), 412, (12). Con frontespizio inciso in rame e numerose figure calcografiche e xilografiche nel testo. Esistono tre tirature di questa prima edizione: una reca sul titolo delle armi nobiliari; un’altra l’emblema dei Gesuiti; la terza infine, pensata per il mercato tedesco, presenta un titolo aggiunto con la nota Colonia, Johann Kinck, 1629.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010