VERANZIO, Fausto (Vrancic Faust, 1551-1617). Machinae novae Faustii Verantii Siceni cum declaratione Latina, Italica, Hispanica, Gallica et Germanica. Venezia, [ca. 1615].
PRIMA EDIZIONE, stampata a spese dell’autore fra la metà del 1615 e il luglio del 1616, come attestano i privilegi accordati al Veranzio da Luigi XIII, re di Francia, e da Cosimo II de’ Medici, granduca di Toscana, del più ricercato libro di macchine del Rinascimento.
Benché non tutte le macchine descritte e riprodotte siano totalmente originali, la maggior parte di esse fu ideata dal Veranzio e da lui riprodotta per la prima volta nella presente opera. A differenza di Leonardo da Vinci, egli dimostrò scarso interesse per gli strumenti bellici (solo una figura mostra una macchina per il trasporto di cannoni ed artiglierie da una riva all’altra di un fiume), mentre la sua attenzione si rivolse soprattutto alla risoluzione di problemi di natura idrica, alle macchine agricole (mulini, presse, macine), ai mezzi di trasporto (carri, barche), ai ponti e agli orologi solari. Di particolare rilevanza la figura intitolata Homo volans, che rappresenta la prima immagine a stampa di un paracadutista.
Uomo di grande versatilità, Veranzio fece largo uso del metallo e cercò al contrario di limitare al minimo l’utilizzo delle viti, che erano all’epoca molto care.
Di nobile famiglia croata originaria di Sibenic, Veranzio divenne nel 1581 segretario presso la cancelleria ungherese. Iniziò contemporaneamente l’attività di diplomatico al servizio dell’imperatore e dell’arciduca d’Austria. Nel 1594 si allontanò dalla corte asburgica e si trasferì a Venezia, dove pubblicò un dizionario in cinque lingue, il primo a contenere il croato. Preso l’abito, nel 1600 Rodolfo II lo nominò vescovo di Csanad, che era all’epoca sotto il dominio dei Turchi.
Dopo alcuni anni passati nuovamente presso la corte imperiale di Praga, nel 1605 si trasferì a Roma, dove conobbe Giovanni Ambrogio Mazenta, primo biografo di Leonardo da Vinci e raccoglitore dei suoi manoscritti. Caduto malato, volle tornare nella sua città natale. Nel 1615 era a Venezia quando fece stampare il trattato Logica nova e la presente opera. Morì nella città lagunare nel 1617. Il suo corpo fu portato a Sibenic e sepolto nella tomba di famiglia.
Descrizione fisica. Un volume in folio composto da un frontespizio calcografico, da pp. 19, 1 bianca (testo latino) + pp. 18, 2 bianche (testo italiano) + pp. 20 (testo spagnolo) + pp. 19, 1 bianca (testo francese) + pp. 20 (testo tedesco) e da 49 tavole numerate incise in rame su doppia pagina. Alcune copie dell’opera, forse pensate per il pubblico italiano, recano solamente il testo in italiano ed in latino. La versione in cinque lingue era invece rivolta al mercato europeo. Esiste inoltre una variante del titolo che non reca né l’indicazione «cum declaratione Latina, Italica, Hispanica, Gallica et Germanica», né il luogo di stampa.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010