SERRA, Antonio (f. 1a metà del XVI secolo). Breve trattato delle cause, che possono far abbondare li regni d’oro, et argento. Dove non sono miniere. Con applicatione al Regno di Napoli . Napoli, Lazzaro Scorriggio, 1613.
PRIMA EDIZIONE di quest’opera fondamentale, nella quale si trova la prima trattazione sistematica dei problemi inerenti all’economia politica.
Scritto mentre l’autore si trovava in carcere nella speranza di ottenere la propria liberazione, il Breve trattato del Serra prende le mosse dalla scarsità di moneta circolante in quegl’anni nel Regno di Napoli.
Nella prima parte, tra i mezzi principali per incrementare la ricchezza monetaria di un paese privo di materie prime minerarie, egli individua il commercio della produzione agricola e manifatturiera, l’espansione industriale e commerciale della popolazione, che deve arrivare ad impiantare attività anche all’estero, ed infine la possibilità di uno stato di farsi mediatore nel traffico di scambi degli altri stati.
Nella seconda e nella terza parte l’autore confuta polemicamente gli scritti di Marco Antonio De Sanctis (Discorso e Secondo discorso, Napoli, 1605), secondo il quale l’alto tasso di cambio della piazza di Napoli sarebbe la causa principale dell’afflusso di pagamenti in cambiali dall’estero a fronte di pagamenti in moneta verso l’estero. Serra dimostra in modo stringente che la scarsità di moneta non dipende dal meccanismo delle lettere di cambio, bensì dallo squilibrio della bilancia commerciale del regno. Discute poi in modo sistematico i diversi interventi di politica monetaria avanzati o approvati negli anni precedenti, tra cui la proposta del De Sanctis di abbassare il cambio per attirare capitali dall’estero, che era stata accolta in una “prammatica” del 1607.
Il Breve trattato mira in definitiva a stabilire i mezzi di arricchimento monetario di uno Stato e lo fa attraverso l’analisi delle relazioni economiche fra i diversi paesi (bilancia dei pagamenti, flusso delle monete, livello dei cambi) e attraverso lo studio del processo economico che porta alla creazione di abbondanza di beni (miglioramento dell’agricoltura, sviluppo delle manifatture e dei traffici, intraprendenza ed ingegnosità della popolazione). Rispetto a De Santis, che credeva nella validità dell’intervento normativo in materia di cambi, Serra pone maggiormente l’accento sulla necessità di avere una solida economia alle spalle, unica vera garanzia di ricchezza monetaria.
Nato a Cosenza, Antonio Serra ebbe una vita travagliata e difficile. Condannato per falso monetaggio, egli rimase molti anni nel carcere napoletano della Vicaria, dove probabilmente incontrò e conobbe Tommaso Campanella. Nel 1617 fu ricevuto a corte per discutere di alcune delle sue idee in materia monetaria. La sua azione e la sua opera non ebbero tuttavia alcun seguito e il Breve trattato cadde nell’oblio per oltre un secolo, fino alla riscoperta di Ferdinando Galiani. Di Serra s’ignorano anche le date di nascita e di morte.
Descrizione fisica. Un volume in 4to di pp. (8), 147, (1). Sul frontespizio stemma xilografico del dedicatario, il viceré Pedro Fernandez de Castro.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010