GUARINI, Giovanni Battista (1538-1612). Il Pastor Fido, Tragicommedia Pastorale. Del molto illustre Sig. Cavaliere Battista Guarini. Ora in questa XX impressione di curiose, et dotte annotationi arricchito, et di bellissime figure in rame ornato. Con un compendio di poesia tratto dai duo Verati, con la giunta d’altre cose notabili per opera del medesimo S. Cavaliere. Venezia, Giovanni Battista Ciotti, 1602-1601.
PRIMA EDIZIONE ILLUSTRATA, dedicata dall’editore al duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, di quella che, insieme all’Aminta di T. Tasso, è considerata come la più importante tragicommedia pastorale italiana. Il nuovo genere, che suscitò un’aspra querelle letteraria, in cui il Guarini fu coinvolto in prima persona, ebbe un grande sviluppo nel corso del Seicento. L’opera fu letta ed imitata da tutti i maggiori autori teatrali dell’età barocca, non solo in Italia, ma anche in Spagna, Francia ed Inghilterra.
Il Pastor fido, composto fra il 1580 e il 1586, fu pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1590. La prima rappresentazione ufficiale avvenne a Crema durante il carnevale del 1596 e fu seguita da quella mantovana del 22 novembre 1598, sontuosamente allestita in occasione della visita del governatore di Milano, Juan Férnandez de Velasco, con apparati scenici ideati dall’ingegnere ferrarese G.B. Aleotti detto l’Argenta.
L’importanza della presente edizione risiede nelle illustrazioni, che mostrano i costumi teatrali e gli allestimenti scenici presi da una vera rappresentazione dell’epoca, quella appunto messa in scena a Mantova nel ‘98. In questa edizione inoltre si trova impiegata per la prima volta in maniera sistematica la scenografia così detta ‘didascalica’.
Il volume comprende anche, in prima edizione, il Compendio di poesia che riassume le posizioni sostenute da Guarini contro Giason Denores ne Il Verato (Ferrara, 1588) e Il Verato secondo (Firenze, 1593).
Nato a Ferrara da una famiglia di illustri letterati che vantava tra i suoi antenati il celebre Guarino Veronese, G.B. Guarini studiò diritto a Padova. Rientrato a Ferrara nel 1557, assunse la cattedra di retorica e poetica che era stata del prozio Alessandro. Nel 1564 divenne membro della prestigiosa Accademia patavina degli Eterei. Nel 1567 entrò a servizio degli Estensi, con i quali interruppe ogni rapporto nel 1588 a causa di dissapori avuti con il duca Alfonso. Gli ultimi anni di vita furono per lui piuttosto turbolenti e ricchi di polemiche. Dopo brevi soggiorni a Firenze ed Urbino, nei primi anni del Seicento fece ritorno a Ferrara. Morì a Venezia nel 1612.
Descrizione fisica. Due parti in un volume in 4to di pp. (32), 488 + (12), 64. Con un frontespizio calcografico, il ritratto dell’autore all’età di 63 anni inciso in rame da Lukas Kilian e 6 illustrazioni a piena pagina incise in rame da Francesco Valesio. Esiste una seconda tiratura di questa edizione, che presenta una diversa composizione tipografica nella seconda parte e la data 1602 anche sul secondo titolo. Una presunta nuova edizione, recante sul primo titolo XXVII impressione e datata 1603 sul frontespizio della seconda parte, può essere considerata come una terza tiratura della presente edizione.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010