RIPA, Cesare (ca. 1555-1622). Iconologia overo descrittione dell’imagini universali cavate dall’antichità et da altri luoghi. Roma, eredi di Giovanni Gigliotti, 1593.
PRIMA EDIZIONE della celebre opera del Ripa, che fu per secoli il più importante repertorio di soggetti allegorici ad uso degli artisti.
Nel 1603, sempre a Roma, apparve la prima edizione illustrata dell’opera, che successivamente fu più volte ampliata dall’autore, sia nel testo che nel corredo xilografico. Anche dopo la morte del Ripa, uscirono numerose edizioni fino alla monumentale stesura in cinque volumi edita a Perugia da Cesare Orlandi tra il 1764 e il 1767. Intanto l’Iconologia si diffuse in tutta Europa grazie alle traduzioni in inglese, tedesco, francese e olandese.
Ripa, riprendendo e compendiando l’ Emblematum libellus di Andrea Alciati, i Hieroglyphica di Pierio Valeriano e i manuali mitologici di Lilio Gregorio Giraldi, Natale Conti e Vincenzo Cartari, compose un’opera capitale, destinata ad influenzare l’iconografia artistica per i due secoli seguenti.
L’Iconologia divenne infatti una sorta di enciclopedia di emblemi ed allegorie (delle virtù, delle arti, delle regioni d’Italia, dell’età dell’uomo, dei peccati, dei mesi dell’anno, ecc.), alla quale attinsero non solamente pittori, scultori e poeti, ma anche artigiani, ricamatrici (come attestano le dediche femminili di alcune edizioni), oratori e predicatori. Ripa volle creare un repertorio per insegnare a «figurare» con i simboli «tutto quello che può cadere in pensiero umano», ma, a differenza dei geroglifici, delle imprese e degli emblemi, le allegorie di Ripa si esprimono solamente attraverso i tratti fisici e il corredo esteriore della figura umana.
Cesare Ripa, originario di Perugia, si trasferì a Roma in giovane età ed entrò al servizio del cardinale Anton Maria Salviati in qualità di trinciante. Alla corte del cardinale ebbe modo di conoscere importanti letterati ed artisti del tempo. In seguito divenne membro delle Accademie dei Filomati e degli Intronati di Siena e ebbe contatti con l’Accademia degli Incitati di Roma, città in cui sicuramente visse fra il 1611 e il 1620 e dove morì nel 1622 in condizioni di estrema povertà.
Descrizione fisica. Un volume in 4to di pp. (24), 301, (3). Sul titolo armi incise in rame del cardinale Antonio Maria Salviati, dedicatario dell’opera.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010