DEL MONTE, Guidobaldo (1545-1607). Mechanicorum liber . Pesaro, Girolamo Concordia, 1577.
PRIMA EDIZIONE del più importante trattato di meccanica del Rinascimento, che rimase la maggior autorità in materia fino all’apparizione dei Discorsi e dimostrazioni matematiche di Galileo (1638). Esso segna il punto più alto della riscoperta di Archimede, Apollonio di Perga, Muhammad al-Baghdadi, Erone e Pappo Alessandrino, le cui opere, benché in parte già conosciute anche durante il Medioevo, furono in quegl’anni pubblicate con un nuovo rigore filologico e commentate dallo stesso Del Monte e dal suo maestro, l’urbinate Federico Commandino.
Ristampato a Venezia nel 1581 nella versione italiana di Filippo Pigafetta, il Mechanicorum liber, dopo aver tracciato una breve storia degli studi sulla meccanica, si occupa esclusivamente di statica (leva, bilancia, puleggia, cuneo, vite a spirale), sostenendo l’incompatibilità di quest’ultima con la dinamica e descrivendo numerose macchine. Scopi principali dell’opera sono il recupero, mutuato dai fisici greci, del rigore matematico e geometrico applicato alla meccanica e la volontà di giovare nella pratica concreta degli ingegneri e degli architetti.
Guidobaldo Bourbon del (o dal) Monte, figlio del marchese Ranieri, nacque a Pesaro, città dove passò gran parte della sua vita. Dopo un breve soggiorno di studio a Padova, nel 1564 rientrò in patria, proseguendo gli studi sotto Federico Commandino, alla morte del quale (1575) si occupò di editarne il commento a Pappo Alessandrino. Nel 1588 pubblicò invece la propria parafrasi dei due libri di Archimede sull’equilibrio dei piani.
Del Monte si occupò inoltre della formazione scientifica di Bernardino Baldi, anch’egli inizialmente allievo del Commandino, e nel 1588 cominciò un lungo e amichevole rapporto epistolare con Galileo Galilei, del quale l’anno dopo sosterrà la candidatura per la cattedra di matematica a Pisa.
Nel 1600 pubblicò i Perspectivae libri sex, trattato di prospettiva di grande importanza, nel quale per la prima volta fu espresso il concetto di punctum concursus. Coinvolto nei sospetti di congiura contro i Della Rovere, nel 1602 fu per alcuni anni confinato nel suo feudo di Monte Baroccio. Riammesso a corte nel 1605, morì due anni dopo. Apparvero postumi, per le cure del figlio Orazio, i Problemata astronomica (Venezia, 1609) e il De coclea (Venezia, 1615).
Descrizione fisica. Un volume in folio di cc. (8), 130, (2). Con una vignetta in legno sul titolo e numerosi diagrammi xilografici nel testo.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010