Italian Classics
L'architettura dopo il Concilio di Trento - 1577

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

L'architettura dopo il Concilio di Trento - 1577

BORROMEO, Carlo San (1538-1584). Instructionum fabricae, et supellectilis ecclesiasticae libri II. Milano, Pacifico da Ponte, 1577.

 

PRIMA EDIZIONE. Nel 1573 si tenne a Milano il terzo consiglio provinciale, durante il quale fu deciso di divulgare un manuale, a beneficio di tutte le diocesi lombarde, che contenesse chiare istruzioni per gli architetti e per i sacerdoti su come dovevano essere costruiti ed allestiti internamente gli edifici sacri.

Il trattato, scritto dal funzionario Ludovico Moneta e tradotto in latino da Pietro Galesino, principale curatore delle opere di San Carlo Borromeo, metteva quindi in pratica i nuovi dettami del concilio tridentino in materia di estetica applicata alle chiese e alle funzioni religiose.

L’importanza della diocesi lombarda e il prestigio del suo vescovo fecero si che l’influenza dell’opera, anche attraverso l’esempio concreto dei seminari, dei santuari e delle chiese fatti costruire da San Carlo a Milano e dintorni e a Pavia, servendosi principalmente della collaborazione dell’architetto Pellegrino Tebaldi, varcasse i confini locali e raggiungesse una diffusione nazionale. Le disposizioni contenute riguardano non solo la costruzione e la disposizione interna degli edifici religiosi, ma anche gli arredi, i corredi liturgici e l’abbigliamento dei sacerdoti.

San Carlo Borromeo nacque ad Arona da una nobile e ricca famiglia. Dopo gli studi di diritto canonico e civile terminati a Pavia nel 1559, in seguito alla morte del padre assunse il controllo degli affari domestici. Nel 1560 il neoeletto papa Pio IV, che era fratello della madre di Carlo, lo chiamò al suo servizio a Roma. Nel 1563, da poco nominato vescovo, prese parte alle ultime fasi del Concilio di Trento, partecipando in prima persona alla stesura del Catechismus Romanus.

Eletto arcivescovo di Milano, nel 1565 prese possesso della sua diocesi, dove impose una profonda riforma del clero sulla base delle direttive del Concilio tridentino, servendosi dell’opera dei nuovi ordini dei Gesuiti, dei Teatini e dei Barnabiti. Promosse vari concili diocesani, rinnovò chiese e santuari, fondò scuole e collegi, incentivò le opere assistenziali. Ammirato e temuto allo stesso tempo, nella sua vita subì anche un attentato. Morì a Milano il 3 novembre del 1584. Venne canonizzato il 1 novembre del 1610.

 

Descrizione fisica. Un volume in 12mo di cc. 213, (8), 1 bianca. Con una tavola fuori testo più volte ripiegata. Sul titolo xilografia rappresentante Sant’Ambrogio benedicente.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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