PALLADIO, Andrea (1508-1580). I quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio. Ne’ quali, dopo un breve trattato de’ cinque ordini, et di quelli avertimenti, che sono piu necessarij nel fabricare; si tratta delle case private, delle vie, de i ponti, delle piazze, de i xisti, et de’ tempij. Venezia, Domenico de Franceschi, 1570.
PRIMA EDIZIONE COMPLETA in quattro libri, che seguì di pochi mesi la pubblicazione separata delle prime due e delle ultime due parti dell’opera, che furono edite dallo stesso De Franceschi, rispettivamente con il titolo I due libri dell’architettura e I due primi libri dell’antichità.
I quattro libri vennero ristampati una prima volta a Venezia nel 1581 e goderono poi di un’amplissima diffusione in tutta Europa fino all’inizio dell’Ottocento.
Nessun architetto è stato più largamente imitato di Palladio e nessuno altro ha influito più di lui sullo svolgimento dell’architettura inglese e americana. La sua arte apparve a molte generazioni come la perfetta incarnazione della tradizione classica e dello spirito rinascimentale. Oltre alle numerose ville e chiese da lui costruite, in gran parte sopravvissute, e oltre ai disegni originali che ancora si conservano, Palladio ci ha lasciato questo fondamentale trattato che permette di comprendere i suoi principi e le sue metodologie di lavoro.
Concepiti per scopi pratici e destinati agli architetti e ai capomastri, I quattro libri si esprimono ancor più con l’immagine che con la parola, secondo l’esempio dei trattati di Sebastiano Serlio, dai quali Palladio fu fortemente influenzato. Un riscontro fra le misure reali delle costruzioni da lui realizzate e quelle riportate sulla carta, dimostra l’accuratezza con la quale egli disegnò e fece poi incidere in legno i suoi progetti.
L’opera enuncia i fondamenti dell’architettura con particolare riferimento agli ordini classici; tratta quindi delle abitazioni private, degli edifici sacri e dell’ingegneria civile e urbana; descrive infine i materiali e le tecniche di costruzione.
Andrea di Pietro della Gondola nacque a Padova nel 1508. A tredici anni fu messo a bottega presso uno scalpedino padovano. Nel 1524 decise di andarsene e si recò a Vicenza, dove per quattordici anni lavorò come apprendista presso i tagliapietre Giovanni da Pedemuro e Girolamo Pittoni.
Verso i trent’anni Andrea sembrava destinato ad ereditare questa piccola impresa, quando la fortuna lo fece incontrare con il grande umanista Giorgio Trissino, mentre era impegnato nei lavori presso la sua villa di Cricoli. Appassionato di architettura, Trissino vide nel giovane un possibile assistente in questo campo e decise di prenderlo sotto la sua protezione e di fornirgli un’istruzione adeguata, indirizzandolo agli studi di architettura, ingegneria, topografia antica e tecnica militare. Gli diede poi l’appellativo classicheggiante di Palladio.
Nel 1538 quest’ultimo seguì il suo protettore a Padova, rimanendovi per tre anni. Nel 1541, sempre in compagnia del Trissino, visitò per la prima volta Roma. Alla città eterna, dove sarebbe tornato anche nel 1547 e nel 1554, egli dedicò la sua prima opera, una piccola guida tascabile intitolata L’antichità di Roma (Venezia, 1554).
Nel 1555, grazie all’amicizia del Trissino, Palladio fu ammesso nella neo fondata Accademia Olimpica, per la quale successivamente realizzò il progetto del teatro. In questi anni egli conobbe Daniele Barbaro, autore di un importante libro di prospettiva e di un’edizione dell’architettura di Vitruvio a cui anch’egli collaborò, e Silvio Belli, con il quale discusse a lungo delle regole numeriche delle proporzioni.
Nel 1570 decise di trasferirsi con la famiglia a Venezia, dove fino a quella data aveva avuto solo piccoli incarichi, venendogli regolarmente preferiti i progetti di Jacopo Sansovino. Questi nel frattempo era morto e Palladio aveva finalmente intravisto la possibilità di importanti commissioni, che puntualmente arrivarono.
Frutto della sua antica passione antiquaria per le tecniche militari fu l’edizione illustrata che egli diede dei I commentari di C. Giulio Cesare (Venezia, 1575). Palladio morì nel 1580, probabilmente a Maser.
Descrizione fisica. Quattro parti in un volume in folio di pagine 67, 1 bianca, 78 [78 mal numerata 66], 2 bianche, 46, (1), 1 bianca, 128, (6), 2 bianche. Con 217 illustrazioni, di cui 156 a piena pagina, incise in legno nel testo da Giovanni e Cristoforo Chrieger, da Cristoforo Coriolano e da altri. Bellissimo frontespizio architettonico, estremamente elaborato, ripetuto all’inizio di ciascun libro. Di questa edizione esiste una contraffazione del 1766 ca., stampata a Venezia da Giambattista Pasquali, che si distingue perché reca iniziali non ornate e illustrazioni calcografiche anziché xilografiche.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010