Felicità dei cataloghi: i più preziosi, quelli dei librai antiquari, mettono insieme gli ingredienti cattivanti dell'ordine alfabetico – l'appello degli scolari presenti e assenti, il monumento ai Caduti, l'elenco telefonico e lo stradario di prima del diluvio, il dizionario enciclopedico in una cella di ergastolano – della accurata illustrazione su autore, contenuto, forma e stato di conservazione, eventuale dedica o firma proprietaria o exlibris, e, dulcis in fundo, prezzo. Né per il libraio che lo compila, né per il supposto cliente che lo legge, il catalogo è in primo luogo uno strumento mercantile: è fine a se stesso, lavoro di autore e piacere di lettore e amatore.
La rete ha tolto il terreno sotto i piedi ai cataloghi a stampa più di quanto abbia fatto coi libri. Molte delle passioni e dei pregi dei librai vi si sono trasferite, ma là la lettura gratuita è assai più rara, soppiantata dalla mera utilità: come passare dal negozio di fiducia, un parlatorio quotidiano, al supermercato: che cede anche lui all'ordine digitale. Tuttavia il sito dell'Associazione librai antiquari, Alai.it, permette di sfogliare i cataloghi a stampa dei suoi aderenti, con un piacere quasi intero. Tanto più ammirevole è la resistenza dei librai che continuano a stampare i loro cataloghi e spedirli per posta. Fuori mercato, tanto più sono grato di figurare ancora in qualche indirizzario: dei miei amici Soave a Torino – le loro schede sono, come si deve, saggi sapienti, la cui cura è indifferente al prezzo di vendita dei singoli pezzi; della fiorentina Gozzini… Ho ricevuto il Catalogo 265 della Libreria Docet di Bologna, che ha una “Premessa del libraio”, Loris Rabiti, e l'appassionante racconto della collezione di libri e manoscritti di gastronomia (e Oniatologia, “ovvero Discorso de' cibi con le ricette e regole per ben cucinare”) messi in vendita, scritto dalla loro raccoglitrice quasi cinquantennale, Maria Paola Moroni Salvatori. Sicché anch'io, che dalle cucine televisive sto alla larga, e con la mia personale sto alle strette, ne ho fatto una scorpacciata. Compreso il “Vitto quaresimale” che immaginavo appropriato alla quarantena, ma il secentesco autore, dottor Paulo Zacchia, era in realtà digiunatore ipocrita. I veri amatori di libri e cibi possono guardare e ascoltare (https://www.youtube.com/watch?v=Dtv9FDg1Uto) la presentazione del catalogo all'Archiginnasio bolognese, con Rabiti, Salvatori, Anna Manfron e Alessandro Molinari Pradelli.
06 Giugno 2020