MACHIAVELLI, Niccolò (1469-1527). Il Principe di Niccholo Machiavello al magnifico Lorenzo di Piero de Medici. La vita di Castruccio Castracani da Lucca a Zanobi Buondelmonti et a Luigi Alemanni descritta per il medesimo. Il modo che tenne il duca Valentino per ammazar Vitellozo, Oliverotto da Fermo il s. Paolo et il duca di Gravina Orsini in Senigaglia descritta per il medesimo. (Roma, Antonio Blado), (4 gennaio) 1532.
PRIMA EDIZIONE del più celebre ed influente trattato di politica del Rinascimento.
Machiavelli per primo concepì l’«arte dello Stato» come una disciplina a sé stante, dotata di principi e regole proprie non necessariamente riconducibili ai valori etici. Attraverso il confronto con gli antichi, di cui cerca di attualizzare il messaggio, egli analizza realisticamente quelle passioni che sono alla base dell’agire umano e quindi della storia. Nonostante la condanna all’Indice di tutte le sue opere, il pensiero del Fiorentino ebbe un’immensa influenza non solo oltralpe e in Inghilterra (paese in cui divenne un vero e proprio mito), ma anche in Italia, dove continuò a circolare negli scritti degli antimachiavellici.
Composto tra il 1513 e il 1514, il Principe discute dei vari tipi di governo e dei generi dei principati, della forma e costituzione dell’esercito, delle qualità del principe, delle cause della debolezza dell’Italia e si conclude con un esortazione ai Medici perché si pongano alla guida di una riscossa italiana contro gli invasori.
Niccolò Machiavelli nacque a Firenze il 3 maggio del 1469. Avviatosi sin dalla giovinezza allo studio degli storici antichi (Livio in particolare), dopo la morte del Savonarola (1498), di cui fu un aperto oppositore, venne nominato segretario dei Dieci. Egli mantenne l’incarico per quattordici anni, svolgendo varie missioni diplomatiche in Italia, in Francia e presso la corte imperiale in Tirolo. Nel 1503 fu inviato in ambasceria presso Cesare Borgia ed ebbe modo di assistere all’astuzia e alla crudeltà con la quale questi fece fuori i suoi nemici.
Dopo la nomina di Piero Soderini a gonfaloniere, Machiavelli si legò a lui di sincera amicizia. Negli anni seguenti si occupò personalmente del reclutamento e dell’addestramento delle milizie, in conformità con il suo progetto di creare un esercito fatto di cittadini della repubblica e non di mercenari.
Nel 1512, in seguito al ritorno dei Medici, egli perse il suo ufficio e venne arrestato e torturato. Liberato pochi giorni dopo grazie all’amnistia seguita all’elezione di Leone X, si ritirò nel podere dell’Albergaccio vicino Firenze.
Tra il 1516 e il 1517 prese parte alle riunioni dei celebri Orti Oricellari. In quell’ambiente scrisse e concepì la sua opera più importante, i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, che furono pubblicati postumi a Roma nel 1531 da Antonio Blado. Nel 1520 rappresentò prima a Firenze, poi a Roma la Mandragola (la prima edizione apparve intorno al 1520 in un’edizione senza note tipografiche sotto il titolo Comedia di Callimaco e di Lucrezia), probabilmente la più riuscita commedia del teatro rinascimentale italiano.
Negli anni seguenti pubblicò L’arte della guerra (Firenze, Giunti, 1521), fu incaricato di redigere gli annali fiorentini (Historie fiorentine, Roma, Blado, 1532), rappresentò a Firenze l’altra sua celebre commedia, la Clitia (poi stampata a Firenze nel 1537), conobbe a Carpi e strinse una duratura amicizia con Francesco Guicciardini, allora governatore di Modena. Morì il 21 giugno del 1527, pochi giorni dopo aver cercato invano di difendere Firenze e Roma dall’avanzata dei lanzi.
Descrizione fisica. Un volume in 4to di cc. (2), 49, 1 bianca.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010