Italian Classics
L'alchimia a quattro colori - 1530

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

L'alchimia a quattro colori - 1530

PANTEO, Giovanni Agostino (fl. 1a metà del XVI secolo). Voarchadumia contra alchimiam: ars distincta ab archimia, et sophia. Venezia, Giovanni Tacuino, aprile 1530.

 

PRIMA EDIZIONE del più sontuoso libro italiano di alchimia mai pubblicato.

L’autore, un oscuro prete veneziano di cui si ignorano anche le date di nascita e di morte, pubblicò a Venezia nel 1518 un trattato alchemico intitolato Ars trasmutationis metallicae, che, nonostante la proibizione della pratica dell’alchimia in territorio veneto, ottenne curiosamente sia l’approvazione del Consiglio dei Dieci sia quella di papa Leone X. Tuttavia, forse per problemi sorti in seguito con le autorità, quando Panteo si accinse a pubblicare nel 1530 presso lo stesso editore la sua seconda opera, egli prese ufficialmente le distanze dall’alchimia, sostenendo che la Voarchadumia (termine da lui coniato con parole caldaiche ed ebraiche a significare “Oro raffinato due volte”), sorta dall’unione di Archimia e Sophia, sia la sola vera arte della trasmutazione dei metalli e la sola vera saggezza. In realtà l’opera, che in questo modo ottenne nuovamente le necessarie approvazioni, recupera gran parte del materiale già pubblicato in precedenza.

I due testi del Panteo furono poi ristampati insieme a Parigi nel 1550 e furono inclusi nel Theatrum chemicum (1613) di L. Zetzner.

Panteo introdusse per primo termini caldaici e ebraico-cabalistici nelle pratiche alchemiche. Le figure che corredano il libro, di grande interesse, mostrano fornaci e strumenti per la lavorazione dei metalli. Una di esse contiene la prima probabile rappresentazione a stampa del processo di conio.

L’uso di quattro colori per la stampa del titolo e di alcune altre pagine, piuttosto inusuale per l’epoca, è senz’altro da ricondurre a qualche significato alchemico.

L’opera, che influenzò profondamente John Dee, il maggior mago di epoca elisabettiana, fornisce poi molte ricette pratiche, che l’autore aveva probabilmente desunto dalla pratica artigianale della metallurgia e ricondotto nel seno magico-filosofico dell’alchimia. Oltre ad Ermete, Panteo cita come autorità gli arabi Geber, Alphidius, Avicenna, Rodianus e Rosinus (o Zosimos).

Nella storiografia più recente l’alchimia non è più vista come un sapere contrapposto alla scienza sperimentale, ma piuttosto come un insieme di pratiche che ha contribuito alla sua nascita. Un’opera così ricca di “esperimenti” nel campo dei metalli come quella del Panteo, costituisce in questo senso una testimonianza esemplare.

 

Descrizione fisica. Un volume in 4to di cc. 69, 1 bianca. Frontespizio entro un’elaborata cornice che mostra l’autore seduto in basso al centro. La bordura e il titolo sono stampati in quattro colori (giallo, verde, rosso e ocra). Anche la carta A2v è a quattro colori. Inoltre vi sono due testatine in giallo alle carte 7r e 8v. Il volume è poi corredato da una veduta a volo di uccello di Venezia su doppia pagina, da 11 xilografie a piena pagina e da tre figure in legno più piccole. Esiste una seconda tiratura dell’opera che reca 4 carte inserite dopo il frontespizio, la prima delle quali è bianca.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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