POMPONAZZI, Pietro (1462-1525). Tractatus de immortalite animae. (Bologna, Giustiniano da Rubiera, 6 novembre 1516).
PRIMA EDIZIONE di una delle più celebri opere filosofiche del Rinascimento, la quale, sostenendo l’indimostrabilità razionale dell’immortalità dell’anima al di fuori dell’autorità delle Scritture e della fede, suscitò enormi controversie.
Il patriarca e il doge di Venezia condannarono il testo e lo sottoposero a Pietro Bembo, il quale non vi trovò nulla di contrario alla dottrina cattolica. Nel frattempo Pomponazzi scrisse in sua difesa un’Apologia (Bologna, 1518) e un Defensorium (Bologna, 1519), diretto contro Agostino Nifo, che lo aveva aspramente attaccato. L’Università di Bologna si schierò apertamente dalla parte del suo docente, riconfermandogli la cattedra nel 1518 per altri otto anni al doppio del compenso precedente.
Il mantovano Pietro Pomponazzi studiò filosofia e medicina a Padova sotto la guida del tomista Francesco di Nardò. Nel 1487 conseguì il dottorato in medicina e l’anno seguente fu eletto lector extraordinarius. Alla nomina a professore ordinario (1495) fece seguito, quattro anni dopo, quella a docente di filosofia nella cattedra che era stata di Nicoletto Vernia, un aristotelico con il quale si era più volte scontrato.
Dopo la chiusura, nel 1509, dello Studio di Padova in seguito alla guerra veneziana contro la Lega di Cambrai, Pomponazzi si trasferì a Ferrara, dove a partire dal 1510 tenne lezioni sul De anima di Aristotele. Due anni dopo fu chiamato ad insegnare a Bologna, dove detenne l’insegnamento della filosofia fino alla morte, che lo colse il 18 maggio del 1525.
Poco prima di morire egli fece in tempo a pubblicare alcuni scritti, tra cui il De immortalitate , ristampato con il titolo di Tractatus acutissimi, utillimi et mere peripatetici (Venezia, Ottaviano Scoto, 1525). Postume apparvero invece le Dubitationes in quartum Meteorologicorum Aristotelis librum (Venezia, 1563) e la prima edizione dell’Opera (Basilea, Heinrich Petri, 1567).
Descrizione fisica. Un volume in folio di cc. (18). Marca tipografica su fondo nero al recto dell’ultima carta. L’opera fu ripubblicata tre anni più tardi con l’aggiunta in fine di un fascicolo di 4 carte (l’ultima delle quali è bianca), segnato a, che contiene le Solutiones rationum animi mortalitatem probantium quae in primo tractatu excellentissimi domini Petri Pompo. formantur. Al verso della carta a3, in data 4 marzo 1519, si rinnova il permesso di stampa e di vendita dell’opera completa delle Solutiones. Gli esemplari di questa seconda emissione, per il resto del tutto identica alla prima, recano dunque 21 carte non numerate ed una bianca finale.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010