Ho scritto varie note sulla vicenda paradossale del sostanziale divieto di vendere un libro stampato più di cinquanta anni fa anche se di modesto valore e addirittura il rischio di una condanna penale se un privato cittadino porta nella sua valigia lo stesso libro negli Stati Uniti.
Su Repubblica del 18 marzo una intera pagina è dedicata al caso. Si denuncia che l'emendamento del senatore Andrea Marcucci al disegno di legge sulla concorrenza all'esame del Senato favorirebbe l'esportazione delle opere d'arte.
Peccato che nessuno abbia letto La bustina di minerva apparsa sull'Espressodel 22 ottobre dello scorso anno con il titolo Libri antichi bloccati.
Umberto Eco denunciava le conseguenze di una legge che rendeva impossibile commerciare con l'estero i volumi antiquari e si fermava un mercato importante per il Paese.
Mi piace onorare Eco con le sue parole e non solo retoricamente. Scriveva Eco: “Questa bustina interesserà pochi lettori perché parla di un mercato di nicchia, ma spero sia letta dal ministro Franceschini. Sino all'agosto scorso se qualcuno voleva vendere all'estero un libro antico doveva informarne uffici della regione, la quale doveva stabilire se prima una biblioteca italiana non volesse acquistarlo, trattenendolo in Italia.” E concludeva: “Ora due mesi fa la Camera dei deputati ha tolto alle regioni il controllo sui beni librari. E a chi lo affida? Non si sa ancora, e i librai non possono più commerciare i libri antichi, che negli altri paesi europei hanno libera circolazione, tranne alcuni controlli per opere del valore superiore ai 50.000 euro”.
Per fortuna questo appello-denuncia è stato letto dal ministro Franceschini. La settimana scorsa a Milano si è svolta la Mostra dei libri antichi e i librai antiquari hanno accolto con favore e con speranza l'annuncio dell'emendamento Marcucci che dà un futuro a chi lavora ogni giorno per diffondere cultura e relazioni fondate sui libri. Un patrimonio da difendere in concreto e non da far morire in nome dell'odio verso il mercato.
Autore: Franco Corleone
Fonte: espresso.repubblica.it